DOPO BARCELLONA SIAMO ALLA ROUTINE?

DOPO BARCELLONA SIAMO ALLA ROUTINE?

L’eco da Barcellona si è spento, a mente fredda possiamo ragionare. Terroristi o uccisi o arrestati, le vittime sono state sepolte, la triste routine si è conclusa. Al punto al quale siamo arrivati è allora doveroso trarre delle conclusioni.Ma cosa significa trarre delle conclusioni su un fenomeno di terrorismo, quello che stiamo subendo in questi ultimi tempi, che sembra non aver mai fine, anzi sembra che si rinnovi perché si presenta con metodologie sempre diverse e più fantasiose? Mettiamoci a tavolino per ragionare. Tutto quello che si poteva fare o si era capaci di fare per contrastarlo, a livello di strutture organizzative, dell’intelligence, di misure di prevenzione è stato fatto. Gli Stati europei non possono onestamente essere accusati di non aver fatto il loro meglio, nessuno può pontificare dicendo cosa si dovesse fare e cosa non si è fatto e via dicendo. Forse lo hanno fatto male, commettendo errori, e qui c’è margine di intervento, ma fatto.Accettiamo allora un dato di situazione: queste sono le nostre capacità che non sono sufficienti a tutelarci da qualsiasi tipo di attacco. Contro tutto non può esserci difesa. Una componente di insuccesso va accettata. È pur vero che gli attacchi ai quali siamo soggetti sono attacchi di tipo particolare, estremamente semplici, non difficili da organizzare. Pensate ad un qualunque radicalizzato o pazzo alla guida di una 500 che decide di lanciarsi a tutta velocità in via del Corso a Roma affollata di turisti. Ma proprio per questo, contro questo tipo di offesa non c’è una difesa assoluta. E allora che cosa dobbiamo fare? Semplicemente dobbiamo cercare di impedire fisicamente che simili atti possano essere messi in atto.