LA GIUSTIZIA DEL M5S

LA GIUSTIZIA DEL M5S

Da circa 4 mesi ci sentiamo dire “giudicateli nel merito di quello che fanno in Parlamento”, ed in questi ultimi giorni questo ritornello è stato ancora più frequente. Il principio è comunque giusto, però potrebbe anche essere controproducente. Ma i 5 stelle vogliono essere giudicati per le loro attività e noi, che lo abbiamo fatto già altre volte, certo non abbiamo problemi a verificare la loro attività parlamentare. Martedì 18 giugno si discuteva in commissione giustizia, in sede referente, il testo di legge relativo alla “delega al Governo per la materia delle pene alternative non carcerarie, nonché disposizioni in tema di messa alla prova e sospensione del processo per gli imputati irreperibili”. Il testo è particolarmente importante, per le materie trattate, poiché pone norme e principi che riguardano la pena sia sotto il profilo di una sua maggiore umanità ed efficacia sia perché queste soluzioni potrebbero, in parte, mitigare il problema della sovrappopolazione carceraria con misure non transitorie ma strutturali. Vediamo nel dettaglio il provvedimento passato all’esame della Commissione. Gli argomenti sono tre.Il primo è relativo all’introduzione nel nostro codice di nuove pene principali, che andrebbero ad affiancare quelle già presenti (arresto/reclusione e multa/ammenda), consistenti nella possibilità di scontare la pena presso un luogo di privata dimora, casa di abitazione ma anche strutture pubbliche o private di cura, assistenza o accoglienza. La misura ha una duplice funzione, evitare la carcerazione per condanne relative a reati non gravi, prevedendo una pena più consona al senso di umanità, nonché più efficace sotto il profilo rieducativo, e contemporaneamente operare quella deflazione carceraria, con una misura strutturale, che potrebbe avere effetti reali per attenuare il problema delle carceri. La misura sarebbe applicata dal giudice della cognizione, dunque non in sede esecutiva dal Tribunale di Sorveglianza, bensì da parte di chi ha giudicato i fatti, e teoricamente conosce il caso meglio di altri colleghi. E’ prevista l’esclusione per taluni soggetti (delinquenti abituali, professionali o per tendenza), nonché la sostituzione con la pena carceraria “classica” nel caso in cui il condannato tenga un comportamento incompatibile con la prosecuzione di questo tipo di pena. Si tratta di una previsione importante, che porterebbe a considerare il carcere per quello che dovrebbe essere, cioè l’extrema ratio, a cui ricorrere solo in casi di effettiva salvaguardia sociale, e permetterebbe l’esecuzione della pena in un regime sicuramente più favorevole al reinserimento del soggetto, complice la vicinanza agli affetti familiari, o comunque una socialità che in carcere è nei fatti esclusa; senza considerare che per reati non gravi si eviterebbe l’effetto criminogeno dell’ingresso nel circuito carcerario. In ultima analisi un provvedimento che porterebbe grandi benefici sotto più aspetti, non ultimo quello di evitare il sovraffollamento carcerario per casi in cui l’ingresso in questo sistema risulti inutile. Il secondo punto, che a differenza del primo viene regolato direttamente, riguarda l’introduzione nel nostro sistema sanzionatorio della messa alla prova per i maggiorenni. L’istituto, conosciuto nel sistema minorile dove ha avuto ottimi risultati, è finalizzato ad evitare la prosecuzione del processo (ed a volte l’inizio dello stesso), prevedendo una serie di misure tramite cui l’imputato andrebbe a dimostrare la sua non pericolosità sociale. Si prevede la possibilità di sospendere il processo e mettere alla prova l’imputato, facendogli svolgere attività lavorativa di pubblica utilità, senza che la stessa possa interferire con l’attività lavorativa o di studio o con problemi di salute. In tal modo si ha l’ulteriore vantaggio, per l’imputato ed in ultima analisi anche per la società, di non perdere il lavoro e dunque la possibilità di sostentamento, problema che spesso si collega con la carcerazione, o far proseguire gli studi. Attraverso questa prova, corredata di altre prescrizioni applicate dal giudice, si giudica se il soggetto è incorso nel reato per mero sbaglio momentaneo, ed in caso affermativo si evita l’ingresso nel circuito carcerario, che per questi soggetti ha risvolti quasi esclusivamente negativi, o comunque subire una condanna, che a prescindere dal carcere, ha conseguenze spesso devastanti. Si prevede che siano esclusi determinati soggetti e che la sospensione possa essere concessa solo una volta. In caso di esito negativo, o a fortiori in caso di revoca della sospensione, il processo incomincerà normalmente. L’ultimo argomento, anch’esso regolato direttamente, riguarda la sospensione in caso di imputato che non abbia avuto conoscenza del processo senza sua colpa, prevedendone la sospensione, e con la previsione che annualmente si ritenti la notifica del decreto di citazione (della fissazione dell’udienza preliminare). Bene questi gli argomenti su cui si è votato in Commissione. Il provvedimento ha avuto i voti contrari solo della Lega Nord e del Movimento 5 stelle. Scrive la deputata Giulia Sarti:Seduta notturna della commissione giustizia: stiamo votando il provvedimento,a firma della presidente Ferranti (Pd) e Costa (Pdl), di delega al governo in materia di misure alternative al carcere e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e verso gli irreperibili. Ci sono 220 emendamenti. Siamo CONTRARI alla delega al governo perchè per l’ennesima volta si vuole esautorare il parlamento dall’esercizio del suo potere legislativo. Il problema del sovraffollamento carcere non si risolve con queste proposte di facciata. Le carceri scoppiano per imputati in attesa di processo, immigrati, tossico dipendenti costretti in condizioni disumane, ma di questo non si parla. La ricetta, secondo la maggioranza, è delegare il Governo,continuare con gli arresti domiciliari e prevedere la sospensione con messa alla prova per una serie infinita di reati, anche gravi. Quanta fantasia! Prima osservazione, o la deputata non conosce la differenza tra delega al Governo e disciplina diretta, o forse non ha letto bene il testo. La delega si ha solo per la prima questione, quella relativa alle nuove pene non carcerarie, mentre per gli altri due argomenti si tratta di disciplina diretta, sicché nessuna esautorazione del Parlamento è in atto. Senza considerare che, comunque, anche in caso di legge-delega, la stessa deve essere approvata dai deputati, ed, in sede di voto, possono essere presentati tutti gli emendamenti che si ritengono necessari per una corretta regolamentazione da parte del Governo. In secondo luogo i provvedimenti hanno sicuramente una funzione di riduzione del sovraffollamento carcerario, ma hanno altre, ed anche più importanti, funzioni: di umanizzazione della pena, di efficacia rieducativa della stessa, di adeguamento della pena carceraria al principio per cui la stessa debba essere l’extrema ratio e che se si possono ottenere i risultati della rieducazione e della tutela della società per altra via, quella deve essere seguita. D’altra parte parlare di arresti domiciliari è la prova della confusione che ha, in subiecta materia, la stessa deputata, che evidentemente non conosce la differenza tra misure cautelari e pene. E che si tratti di soggetto che poco conosce il tema lo si capisce anche dalla considerazione che trattasi di gravi reati. Peraltro l’ultimo richiamo alla fantasia è davvero fuori luogo. Perché erano anni che non si aveva un provvedimento davvero innovativo, e sì fantasioso, come questo, che tenta di creare un sistema sanzionatorio più adeguato alla realtà dei casi concreti, più umano, probabilmente più efficace, sicuramente più moderno. Stavolta hanno davvero avuto fantasia. Chi invece dimostra di non averne è il Movimento, che evidentemente vorrebbe un sistema penale brutale e meramente repressivo, che non tenga conto della finalità costituzionale della pena, quella rieducativa. E qui si possono intravedere quei rigurgiti da destra estrema che sono presenti nel Movimento. D’altra parte il loro votare con la Lega (a proposito ora diranno che la Lega non è più un’opposizione finta?) è indicativo. E se la loro filosofia in tema di giustizia è questa, così ispirata ad una repressione fine a se stessa, cosa ci vorrebbero propinare in tema di immigrati e tossicodipendenti? L’ergastolo o la pena di morte? Forse, in conclusione, è meglio che li giudichiamo per le loro beghe da Asilo Mariuccia  (come le ha definite il loro giornalista di riferimento, almeno fino a ieri), perché se li giudichiamo sul merito politico quello che esce è che si tratta, nella migliore delle ipotesi, di gente poco consapevole degli argomenti su cui vota, nella peggiore, che portano avanti una politica di cui faremmo volentieri a meno. Dunque è molto meglio che si occupino di dissidenti, che almeno sono solo folkloristici, piuttosto che di provvedimenti seri, in cui rivelano tutta la loro impreparazione ed incapacità di portare avanti idee accettabili ed utili. E questo sia da monito a chi pensa che la gente possa far politica meglio di chi ha una qualche conoscenza delle materie trattate, e nel caso di specie si consideri che la Sarti è pure laureata in legge. Con questo populismo non andremo da nessuna parte.