MENA CAPPUCCETTO ROSSO, MENA

MENA CAPPUCCETTO ROSSO, MENA

Colpa delle favole, di quei racconti in cui la damigella impaurita viene difesa dal guardacaccia, dal taglialegna, da un uomo forte. Colpa delle storie dove la principessa smarrita e confusa, minacciata ed inseguita, viene salvata dal principe, con o senza cavallo bianco. Come possiamo lamentarci se poi le bambine crescono con il senso di angoscia, con la voglia di cercare un uomo che le protegga, che le faccia sentire al sicuro? Che poi, se quell’uomo diventa un mostro, l’orco, a chi possono rivolgersi quelle donne? Al Re, e quindi allo Stato. Ma a quanto sembra le emergenze aumentano mentre diminuisce la tutela, l’attenzione, in uno scambio inversamente proporzionale tra violenza e protezione. Uno schiaffo, che vuoi che sia, capita, gli è scappato, non voleva, e tante altre belle scuse per un gesto nato dalla volontà. Altro che non voleva, giustificazioni che non stanno in piedi ma mettono in ginocchio, non solo fisicamente, chi quello schiaffo lo prende, chi le urla le riceve, chi gli insulti li subisce. Non si litiga da pari a pari, perché l’uomo, eh, l’uomo è la parte forte, è il maschio, è quello che ha la mano senziente ed agisce da sola, sacrosanto diritto di darti due sberle moglie mia. E la donna, dentro, muore poco a poco. Prima reprime i pensieri, poi le parole, fino a quando non smette di respirare, per timore di disturbare, per non sollevare neanche un alito di vento che possa infastidire il compagno marito padrone. E quando quella lacrima scende, da sola, seduta in bagno, la si deve asciugare in fretta, che se lui vede gli occhi rossi non chiede cosa è successo ma ti dice che rompi i coglioni sempre con questi problemi, che lui cazzo lavora tutto il giorno e non ha tempo per queste cose da femmina. Che lui quando torna a casa vuole trovarti lì, e non doverti chiamare per chiederti cosa fai dove stai con chi sei con chi stai scopando puttana. Allora resti a casa, e guardi quegli occhi grandi, che servono ad osservarti meglio, e poi guardi quelle mani grandi, che servono a picchiarti meglio, e tu speri che apra la bocca per divorarti e non uscire più, restare li dentro, al sicuro, dentro di lui, nella sua gabbia. Ma la favola di Cappuccetto Rosso oggi, forse, avrebbe un epilogo diverso, e lei andrebbe dalla nonna con un gruppo di amiche, pronte a difenderla, pronte a menare al lupo, perché è vero che la violenza è la prima risorsa degli ignoranti, ma a volte è anche l’unica arma, specialmente quando lo Stato fallisce il suo compito. Le panchine dipinte di rosso smuovono la coscienza, ma bisogna averla per smuoverla, altrimenti sono solamente un fastidio, un oggetto da commentare in modo volgare, così come la scarpe rosse allineate lungo le strade. La maggior parte degli uomini, fortunatamente, non alza le mani, e le litigate si risolvono in mugugni, silenzi, abbandoni o ritorni. Ma quando ci si trova davanti ad un mostro, non bisogna pensare che possa cambiare, perché meglio premunirsi piuttosto che ricevere un fiore sulla tomba. E tu, Cappuccetto Rosso, se incontri il lupo cattivo, mena, agisci, non perderti nel bosco, perché poi, lì, nessuno ti potrà più ritrovare.