AVANTI POPOLO

AVANTI POPOLO

Perché suscita diffidenza, se non proprio ostilità, la parola “popolo”? E’ un riflesso un po’ singolare, soprattutto tra persone di sinistra, che dovrebbero al contrario sentirsi a proprio agio nel pronunciarla. C’è tuttavia una ragione in questo disagio, che ovviamente non è solo lessicale. E sta nella deriva regressiva che in quest’ultimo scorcio ha attraversato quelle che nel passato avremmo chiamato le classi subalterne. Risucchiate da un immaginario egoista e via via sempre più impoverito e incattivito, politicamente reazionario e culturalmente conformista. Un processo che data dagli anni ottanta in poi, effetto e insieme causa delle nostre sconfitte. Da qui, il generalizzato indebolimento dell’ideale progressista e il parallelo e progressivo distacco della sinistra dal suo “naturale” insediamento sociale.E allora? Ci si rassegna ad assistere a questo doloroso iato, ripiegando la propria iniziativa verso gli strati più consapevoli e colti (ed economicamente solidi), acuendo così la frattura con ignari e impoveriti? Quando Pasolini (profetico) spiegava che era cominciata l’era dello sviluppo senza progresso, segnalava esattamente questo rischio, oggi abbondantemente inverato.Sarà banale e fors’anche minimale, ma ho l’impressione che si dovrebbe tornare a parlare, con questo “popolo”: con umiltà e disponibilità. Un po’ come esortava Gramsci, nel pieno del consenso popolare al fascismo, quando teorizzava la possibilità di delineare un blocco storico che unificasse pensiero e bisogno, cultura e condizione materiale.La crisi sociale si affronta affrontandola, non rifuggendone. Sempre che si voglia evitare che il “popolo” continui a scegliere Barabba invece di Gesù.