CON VINCINO, L’ULTIMO INCONTRO IN MAGGIO

CON VINCINO, L’ULTIMO INCONTRO IN MAGGIO

Ci eravamo rivisti ai primi di maggio con Vincino, dopo anni, decenni, roba del secolo scorso. Avevamo fatto progetti, poi ti chiamo, ti dico, poi… eri diventato esageratamente renziano, o qualcosa di simile, mentre ti ricordavo esageratamente a sinistra, o qualcosa di simile. Parlammo di stragi, di trattative, di delitti e di persone, di Palermo, tu con leggerezza soave edivertitapreoccupazione. Avevo intuito che stavi ancora male, ma come si fa a chiedere a uno come te: come stai? Però quel libretto del 1964, satira politica comunista, scritta a più mani da alcuni folli ragazzi amici-nostri/nostri-compagni, amici che non ci sono più, contro la Palermo di Lima e Ciancimino, l’ho ritrovato in fondo a un cassetto, e un giorno di questi te lo mando. “Ci facciamo un film, forse un cartone animato”, avevi detto. Io adesso ti fotografo le pagine e mando tutto per uozzap. Promesso. Ciao caro Vincino e il 68.E’ venuto a Valle Giulia il I marzo ed è pure intervenuto, con la voce che non lo assecondava troppo. Poi ha disegnato qualche presente, come vedete nel disegno che mi mandò a sera. In primo piano Paolo Ramundo, col suo pizzetto. Ma quello per cui vale la pena per me di ricordarlo qui è ciò che ho trascritto su di lui e sui suoi compagni di avventure proprio in quel 21 agosto del 68, cinquanta anni fa nello stesso giorno in cui ora ci ha lasciati.E’ un racconto straordinario, vedete voi, in quell’estate tutti quelli del 68 andavano a sud e Vincino invece andò al nord. A Praga. Il 21 agosto era lì…Ecco quello che ho riferito in proposito nel mio libro sul 68. Lasciamo l’Adriatico e andiamo a Praga. Eccoci al 21 agosto.La sera prima sono arrivati a Praga con un tempismo straordinario quattro studenti di Palermo.Sono guidati dall’effervescente Vincino Gallo, non ancora celebre disegnatore e fondatore di varie imprese di satira e dintorni. In quel momento Vincino, 22 anni, è reduce dall’occupazione di Architettura a Palermo e da una città che mai come allora è stata crocevia internazionale. Naturale puntare su Praga, dove con Vincino ci sono Giuseppe Pecoraro che è figlio di un senatore democristiano, Francesco Pasqualino e Giulio Inganni. Tutti a bordo di una Mini Minor – proprietà di Pecoraro – piuttosto scassata partita dalla Sicilia, così riferisce Vincino. Il quale è reduce da un soggiorno volante ad Amsterdam, da lì raggiunge a Monaco di Baviera gli altri tre. Dopodiché puntano su Praga, con singolare tempismo sugli avvenimenti.Il 20 agosto il team palermitano è dentro l’università di Praga. “Ero intervenuto in un’assemblea – ricorda Vincino -. Avevano chiesto se fossero presenti studenti di altri paesi, allora ho preso la parola e raccontato un po’ di cose…Il giorno dopo siamo andato in giro, sotto il castello del Presidente, tutto appariva tranquillo. Poi a sera siamo finiti nel ritrovo serale studentesco, un locale dove si trovava il whisky a 50 lire a bicchiere. Una pacchia. Stavo parlando con una russa, ricordo il nome che era Marina, quando all’improvviso è risuonato il grido “Russki”…Erano arrivati i russi con i loro carri armati…”.La sera Vincino e i i suoi tre compagni di avventura si dirigono all’ambasciata italiana. “La trovammo sbarrata, chiusa, inaccessibile – spiega Vincino -. Allora scappammo ma la nostra fuga era dalla parte sbagliata…Dopo qualche chilometro facciamo dietrofront ma nella confusione ecco che andiamo a sbattere contro una casa. Ci soccorre un insegnante di colore, un giamaicano, con un filo di ferro ci ha presi a traino. Ogni tanto il filo si rompeva e lo rimettevamo a posto. Sulla strada incrociavamo carri armati, un’infinità, che andavano in senso inverso verso Praga. Ricordo soldati con la sigaretta in bocca, sulla torretta…verso il confine con la Polonia abbiamo trovato giovani polacchi con cartelli contro gli invasori russi. Il professore giamaicano comunque è riuscito a portarci fino al posto di frontiera con la Germania Orientale, siamo entrati spingendo a mano la Mini. Lì ci hanno scambiato per profughi e ci hanno dato 500 marchi. Così abbiamo fatto aggiustare l’auto e poi siamo rientrati in Italia dal Brennero…”.