CRONACHE DAL FRONTE (PUNTATA N. 49)

Tra le vittime del coronavirus ci sono anche – ed é triste – le foto di gruppo. Quelle ufficiali, di rappresentanza o rituali, quelle che si scattavano in occasioni di particolari ricorrenze – matrimoni, battesimi, prime comunioni, feste di laurea e altro – e che finivano poi negli album da sfogliare a casa con gli amici o coi parenti. Dobbiamo invece rassegnarci al fatto che di questo 2020 – che passerà alla storia come l’Anno della Pandemia – non avremo nessuna foto di gruppo. A meno di non voler considerare tali i nostri selfies desolati che vedo sui social network, tutti in mascherina, coi soggetti a debita distanza, come da DPCM. Oppure gli screen-shot pallidi delle nostre infinite videochat. Pensate un attimo alle foto con cui di solito venivano immortalati gli incontri fra i capi di stato e di governo. Per un G7, forse, c’è ancora la possibilità di una foto di gruppo: triste ma fattibile, sul piano tecnico. Per un G20, invece, la vedo dura anche usando un potente grandangolo e il rischio del ridicolo mi pare scontato. Leggevo di un Parlamento, non ricordo più in quale Paese, che per riunirsi in seduta plenaria ha dovuto usare la Piazza più grande che ci fosse. Eppure di foto di gruppo c’è bisogno. Perché scandiscono il nostro Tempo e ci permettono di decifrare il nostro destino. Ce lo lasciano leggere negli sguardi e nelle pose, o quanto meno ce lo lasciano intuire e poi, col tempo, ce ne daranno la conferma oppure no. Perché così va la vita, non tutte le promesse verranno mantenute. Tra le prime foto di gruppo che si fanno – ne parlava ieri Michele Neri su Repubblica- ci sono le foto di classe. Ci accompagnano nella nostra lunga vita scolastica e ci sono particolarmente care, forse più di tutte le altre. Ed il loro fascino resta intatto nel tempo. Perché ci regalano anche a distanza di tanti anni un mix di sensazioni: stupore, tristezza, tenerezza, nostalgia. Le guardo e mi chiedo cosa c’è in quel bambino o ragazzino che è rimasto in me, se è tanto o poco, se quello sguardo – e quello che c’era dentro – è ancora lì, uguale a sé stesso, oppure se l’ha vita l’ha cambiato. Dubito che di quest’anno scolastico assai particolare ci saranno delle foto di classe. In genere si fanno alla fine dell’inverno o in primavera, quando ci si avvia verso la fine. Ci sarà un buco nero nel nostro album, anche se di questo anno non mancheranno certo le foto e i ricordi.BUON 1* MAGGIO A TUTTI NOI P.S. Questa è la mia foto di classe in II o III media, non so bene. Il sottoscritto è al centro, accovacciato, porto i pantaloni corti e vesto un bel maglioncino nero e una camicia bianca di cui spunta l’elegante colletto