FEMMINISTA SI, MA PURE DONNA
Leggevo sulla pagina di Flavia Fratello una sua riflessione sulla bellezza e tra le righe, credo, sul prendersi cura di noi stesse dentro e fuori. Mi ha fatto pensare alla nostra generazione del dopoguerra, in cui le donne belle erano rare. Attrici, ballerine, indossatrici o mogli di onorevoli. Non che fossero toniche, come le donne di oggi che fanno ginnastica, figlie di donne che hanno fatto danza, e hanno mangiato sano. Pur sopravvissute a guerra e cicoria, era un piacere guardarle e annusarle. Non avevano rattoppi sul golfino, calze con rigolini di smagliatura, gonne impataccate. Le più stravaganti si depilavano perfino, ed erano lisce. Donna Letizia le avrebbe volute tutte così, e tutte la leggevano, ma poche seguivano i suoi consigli. Poi, negli anni 70 entrai in una comunità di donne non depilate e aggressive, forti come il momento femminista richiedeva, come era necessario, ma pur sempre di vetro fino. Vestivamo tutte allo stesso modo, come per un segno di riconoscimento: gonnone colorate e zoccoli. Senza trucco e con lunghi capelli uscivamo spesso in gruppo, andando anche a molestare i maschi.Ci riunivamo poi a casa dell’una o dell’altra per fare “autocoscienza”, cioé raccontarsi la vita e soprattutto giudicarci o assolverci. A ripensarci era un rito barbaro, che però mi insegnò a conoscere molto bene le donne, nel bene e nel male. Una conoscenza che nessun uomo avrà mai. Alcune non m’incantano ancora oggi, altre sono da tenersi strette, creature speciali da tutelare. Scoprii che molte avevano ricominciato a depilarsi di nascosto, cosí lo feci anch’io, e ricominciai a truccarmi. Femminista sí, ma pure donna. Piacere mi piaceva, avevo un’attitudine mentale alla seduzione, non tanto per il sesso che consideravo una faccenda molto sopravvalutata, quanto per essere accettata e amata, ma questa è un’altra storia.Spesso venivano anche i nostri compagni e aspettavano che nell’altra stanza noi si finisse di ridere e piangere, spargere le budella in mezzo al nostro cerchio, scoprire e negare. Non volevamo mai più essere come Anna Karenina, ma treno a parte, poche di noi ci riuscirono. Quando si usciva dalla stanza dei drammi naturali, si ritrovavano i nostri uomini: chi leggeva il giornale, chi si guardava le mani, chi era palesemente spazientito. Gli uomini non parlavano, erano destinati a perdere e perderci. Allora, ma anche oggi. Ho un marito che amo, posso essere, se mi va, una perfetta gheisha, ma come JLO, non mollo di un centimetro. Ho fatto nella mia vita e della mia vita esattamente quello che volevo, ho raggiunto i traguardi che mi ero fissata, e ora, malgrado le rughe e gli acciacchi, amo questa mia età. Ci sono arrivata con fatica e pagando tutto, ora faccio esattamente quello che mi fa stare bene: niente. Leggo, scrivo, cucino, mi prendo cura degli affetti ( solo di quelli veri, gli altri che vadano a cagare), vivo in un borgo di trecento persone e malvolentieri mi avventuro a Roma. Ma, e qui Flavia chiudo il cerchio sulla tua riflessione, ogni mattina mi alzo, mi trucco, metto le mie creme e il mio profumo. La cosa più bella me l’ha detta domenica un bambino di 10 anni:” come profumi! Sembri un fiore!” E io sono a posto.
