IL BATTERIO KILLER DEGLI ULIVI MINACCIA L’INDUSTRIA AGRICOLA ITALIANA

IL BATTERIO KILLER DEGLI ULIVI MINACCIA L’INDUSTRIA AGRICOLA ITALIANA

DI ROMUALDO ROSSETTIIl Salento, l’estrema propaggine orientale d’Italia, potrebbe presto cambiare volto. Le distese di ulivi –che da sempre caratterizzano il suo territorio– potrebbero trasformarsi in un lontano ricordo.Un agente batterico, chiamato Xylella subspecies Fastidiosa, minaccia le piante di ulivi e “promette” di diffondersi dal Salento anche nel barese e in Capitanata, e successivamente nelle regioni limitrofe. Un flagello simile a quello del “punteruolo rosso” che in tempi recenti ha fatto strage di palme in varie zone d’Italia.Da una stima effettuata dal Corpo Forestale dello Stato 24 mila ettari di terreno e un milione di alberi di ulivo risulterebbero irrimediabilmente colpiti dal batterio. Solo nella provincia di Lecce il 90 % degli alberi sarebbe contaminato.Intanto migliaia di barbatelle salentine sarebbero state fermate alla frontiera per paura del contagio da malattia di Pierce, una variante della Xylella che attacca le vigne. Grandi paesi importatori di barbatelle come l’Algeria, la Spagna, la Francia e il Portogallo, precauzionalmente hanno respinto al mittente le loro ordinazioni. Rischio di imminente fallimento per molti florovivaisti salentini.Il batterio killer si caratterizza per una elevata variabilità genetica e fenotipica ed è portatore della temutissima malattia di Pierce della vite. Il batterio ha già seminato enormi danni in Canada, in Florida e in California oltre che in paesi dell’America latina come Brasile, Venezuela, Argentina, Costa Rica e Perù. Piccoli focolai si sono avuti anche in Asia, nell’isola di Taiwan.In Italia non era mai stato riscontrato prima del 2013. Solo dopo quella data un focolaio epidemico fu scoperto in alcune piante di ulivo della fascia costiera occidentale salentina. Il batterio è in grado di colpire non solo gli ulivi ma anche altre 150 specie vegetali come: agrumi, vite, pesco, mandorlo, olivo ciliegio, albicocco, susino, oleandro, acacia, quercia, acero, erba medica e arbusti vari.Il batterio, trasportato da insetti e diffuso attraverso l’aria, si moltiplica all’interno delle piante provocando alterazioni dei tessuti che possono risultare letali per le piante stesse.Nel continente americano lo stesso ceppo patogeno ha attaccato le piantagioni di caffè, gli uliveti, gli agrumi, le vigne ed alcune piantagioni fruttifere come i pescheti o i susineti della California. In Italia, finora, ha danneggiato soltanto gli uliveti del Salento ma analisi di laboratorio lo hanno individuato anche nel mandorlo, nel ciliegio ed in altre piante come l’oleandro e l’acacia.La minaccia è enorme per la Puglia, se si pensa che buona parte dell’economia agricola pugliese si basa sulla produzione di olio di oliva, olive da mensa, pasta di mandorla e produzione di ciliegi. Ma ben presto il problema potrebbe non essere più soltanto pugliese, in quanto il batterio minaccia di “invadere” anche le regioni limitrofe.Ad oggi non esiste alcun antibiotico o cura in grado di annientare il batterio. Per contenere il flagello la Regione Puglia e altri enti territoriali hanno ordinato agli olivicoltori di effettuare drastiche potature biennali e di irrorare le piante ed il terreno con pericolosissimi pesticidi.Quest’ultimo tipo d’intervento induce molti a ritenere che le conseguenze dell’irrorazione possano essere più catastrofiche dei danni prodotti dalla Xylella Fastidiosa. Infatti i pesticidi contaminerebbero in maniera irreversibile il terreno compromettendo la catena alimentare. Inoltre ucciderebbero anche altri “buoni” insetti impollinatori, come le api e le farfalle, senza contare i danni alla microfauna locale.  Non basta. Si rischia un ulteriore danno economico dal momento che l’uso di pesticidi in olivicoltura è bandito su mercati esteri molto importanti per le nostre esportazioni, come Stati Uniti e Canada.Quale rimedio esiste allora? Vi sono stati degli agricoltori coraggiosi che nei loro poderi hanno optato per un ritorno alle antiche pratiche dell’ olivicoltura tradizionale salentina che faceva a meno di pesticidi e concimazione chimica. Tali pratiche prevedono, per esempio, la concimazione con letame animale o l’impiego del lombrico da humus, l’uso di pennellature di calce viva diluita da stendere periodicamente lungo i tronchi delle piante, un limitato impiego di solfato di rame e di ferro, l’uso dei residui di cenere proveniente dalle fronde potate e bruciate da distribuire intorno alle radici degli alberi.I risultati ottenuti da queste pratiche “antiche” sembrano per ora molto incoraggianti. Le piante contaminate appaiono rinvigorite nell’aspetto, anche se per dare un giudizio definitivo sull’efficacia dei metodi tradizionali bisognerà attendere altre indagini specifiche.Se non contrastato, l’agente patogeno potrebbe presto mettere in ginocchio non solo l’economia del Salento e della Puglia, ma interi settori dell’economia nazionale, compreso il turismo. È quasi superfluo ricordare che l’esportazione di prodotti agricoli, dai vini all’olio alle varie specialità alimentari, è una delle più importanti voci della nostra bilancia commerciale.Pubblicato il:16 Feb, 2015 @ 20:18 Il Salento, l’estrema propaggine orientale d’Italia, potrebbe presto cambiare volto. Le distese di ulivi –che da sempre caratterizzano il suo territorio– potrebbero trasformarsi in un lontano ricordo. Un agente batterico, chiamato Xylella subspecies Fastidiosa, minaccia le piante di ulivi e “promette” di diffondersi dal Salento anche nel barese e in Capitanata, e successivamente nelle regioni limitrofe. Un flagello simile a quello del “punteruolo rosso” che in tempi recenti ha fatto strage di palme in varie zone d’Italia. Da una stima effettuata dal Corpo Forestale dello Stato 24 mila ettari di terreno e un milione di alberi di ulivo risulterebbero irrimediabilmente colpiti dal batterio. Solo nella provincia di Lecce il 90 % degli alberi sarebbe contaminato. Intanto migliaia di barbatelle salentine sarebbero state fermate alla frontiera per paura del contagio da malattia di Pierce, una variante della Xylella che attacca le vigne. Grandi paesi importatori di barbatelle come l’Algeria, la Spagna, la Francia e il Portogallo, precauzionalmente hanno respinto al mittente le loro ordinazioni. Rischio di imminente fallimento per molti florovivaisti salentini. Il batterio killer si caratterizza per una elevata variabilità genetica e fenotipica ed è portatore della temutissima malattia di Pierce della vite. Il batterio ha già seminato enormi danni in Canada, in Florida e in California oltre che in paesi dell’America latina come Brasile, Venezuela, Argentina, Costa Rica e Perù. Piccoli focolai si sono avuti anche in Asia, nell’isola di Taiwan. In Italia non era mai stato riscontrato prima del 2013. Solo dopo quella data un focolaio epidemico fu scoperto in alcune piante di ulivo della fascia costiera occidentale salentina. Il batterio è in grado di colpire non solo gli ulivi ma anche altre 150 specie vegetali come: agrumi, vite, pesco, mandorlo, olivo ciliegio, albicocco, susino, oleandro, acacia, quercia, acero, erba medica e arbusti vari. Il batterio, trasportato da insetti e diffuso attraverso l’aria, si moltiplica all’interno delle piante provocando alterazioni dei tessuti che possono risultare letali per le piante stesse. Nel continente americano lo stesso ceppo patogeno ha attaccato le piantagioni di caffè, gli uliveti, gli agrumi, le vigne ed alcune piantagioni fruttifere come i pescheti o i susineti della California. In Italia, finora, ha danneggiato soltanto gli uliveti del Salento ma analisi di laboratorio lo hanno individuato anche nel mandorlo, nel ciliegio ed in altre piante come l’oleandro e l’acacia. La minaccia è enorme per la Puglia, se si pensa che buona parte dell’economia agricola pugliese si basa sulla produzione di olio di oliva, olive da mensa, pasta di mandorla e produzione di ciliegi. Ma ben presto il problema potrebbe non essere più soltanto pugliese, in quanto il batterio minaccia di “invadere” anche le regioni limitrofe.Ad oggi non esiste alcun antibiotico o cura in grado di annientare il batterio. Per contenere il flagello la Regione Puglia e altri enti territoriali hanno ordinato agli olivicoltori di effettuare drastiche potature biennali e di irrorare le piante ed il terreno con pericolosissimi pesticidi. Quest’ultimo tipo d’intervento induce molti a ritenere che le conseguenze dell’irrorazione possano essere più catastrofiche dei danni prodotti dalla Xylella Fastidiosa. Infatti i pesticidi contaminerebbero in maniera irreversibile il terreno compromettendo la catena alimentare. Inoltre ucciderebbero anche altri “buoni” insetti impollinatori, come le api e le farfalle, senza contare i danni alla microfauna locale.  Non basta. Si rischia un ulteriore danno economico dal momento che l’uso di pesticidi in olivicoltura è bandito su mercati esteri molto importanti per le nostre esportazioni, come Stati Uniti e Canada. Quale rimedio esiste allora? Vi sono stati degli agricoltori coraggiosi che nei loro poderi hanno optato per un ritorno alle antiche pratiche dell’ olivicoltura tradizionale salentina che faceva a meno di pesticidi e concimazione chimica. Tali pratiche prevedono, per esempio, la concimazione con letame animale o l’impiego del lombrico da humus, l’uso di pennellature di calce viva diluita da stendere periodicamente lungo i tronchi delle piante, un limitato impiego di solfato di rame e di ferro, l’uso dei residui di cenere proveniente dalle fronde potate e bruciate da distribuire intorno alle radici degli alberi. I risultati ottenuti da queste pratiche “antiche” sembrano per ora molto incoraggianti. Le piante contaminate appaiono rinvigorite nell’aspetto, anche se per dare un giudizio definitivo sull’efficacia dei metodi tradizionali bisognerà attendere altre indagini specifiche. Se non contrastato, l’agente patogeno potrebbe presto mettere in ginocchio non solo l’economia del Salento e della Puglia, ma interi settori dell’economia nazionale, compreso il turismo. È quasi superfluo ricordare che l’esportazione di prodotti agricoli, dai vini all’olio alle varie specialità alimentari, è una delle più importanti voci della nostra bilancia commerciale. Pubblicato il:16 Feb, 2015 @ 20:18