IL TRUCE, IL BAR E LA LUNA NERA

IL TRUCE, IL BAR E LA LUNA NERA

Nel suo breve intervento parlamentare nel dibattito sulle dichiarazioni del premier#Conte, Ignazio La Russa oggi ha toccato untasto di verità quando ha affermato che#Salvininon ha la maggioranza alle Camere ma che in questo momento è maggioritario nel Paese. Dare per spacciato politicamente l’ex vicepremier o pensare sia superata l’emergenza democratica creata dal sovranismo populista è, per dirla all’inglese, wishful thinking: un ottimismo della volontà che rischia di abbacinare gli osservatori meno avveduti e di costare assai caro all’Italia. La realtà è che la costante opera di avvelenamento dei pozzi condotta a colpi di fake news, discorsi d’odio e rozzo squadrismo dal battaglione degli spin doctor al soldo della#Leganon ha per nulla mancato il bersaglio e non ha nemmeno finito di causare ciò per cui è stata voluta e pagata. L’untore e i suoi untorelli sanno che la guerra sui social è solo all’inizio e si preparano alla fase due: presentarsi come le vittime dell’inciucio di#M5Se#Pde gli unici oppositori che tengono fede a un fantomatico “mandato popolare”. Una narrazione che ha fatto, fa e farà ancora presa su ampi strati della popolazione. Una narrazione di cui oggi Salvini ha gettato le fondamenta nel suo discorso di replica a Conte. L’intervento salviniano è stato degno di un bar, non del Senato, certo. Ma Salvini ha lanciato le parole d’ordine e gli slogan del prossimo atto della sua campagna elettorale permanente: non parlava ai membri dell’assemblea di Palazzo Madama, teneva un comizio in diretta tv radio e web al Paese. L’ha fatto da par suo, con la crassa demagogia che sa, e gli è stato insegnato sin troppo bene, farà perfettamente presa sul suo pubblico, sulla sua constituency. In questo, Salvini non è affatto politicamente morto, come molti credono o si augurano. Anzi, più cinico e spregiudicato che mai, ha lasciato la Open Arms del governo gettandosi a nuoto dopo aver impedito ai suoi ex colleghi di sbarcare. Saranno così altri a doversi intestare la responsabilità di saldare i conti con la legge di bilancio, a dover mettere in atto politiche impopolari, a dover pagare il prezzo elettorale del fallimentare esperimento gialloverde. Mentre altri, come Conte o#Renzi, discettano di rispetto istituzionale e cercano di intercettare consenso guidando le scelte degli italiani, Salvini ha appreso appieno la lezione di#Mussolini: il dittatore si vantava di indirizzare gli italiani semplicemente seguendoli e il leader della Lega continua a farlo. Con bieca costanza e totale determinazione, con spregio delle regole parlamentari e costituzionali ma con un sostrato di semplificazione che passa, l’ex ministro dell’Interno rende le sue parole, ancorché inverosimili, perfettamente digeribili e totalmente appetibili a un elettorato sempre più digiuno di cultura politica e amministrativa. Salvini parla come se fosse non alle Camere ma in un bar perché è al popolo dei bar, non ai parlamentari, che si sta rivolgendo. Lo stesso popolo che aspira al Papeete e alle sue cubiste, la stessa Italia marginale ma maggioritaria che non va in vacanza in lidi esotici o all’estero ma che popola le spiagge più a buon mercato. C’è una accurata regìa, c’è una attenta analisi di marketing dietro ciascuna di queste mosse. Non vederlo, o peggio fingere di non vederlo, sarebbe suicida. Chi ha davvero a cuore la democrazia italiana deve studiare a fondo l’avversario senza mai sottostimarlo. Salvini resta ancora un competitore forte scaltro e temibile. Sa che presto l’Italia potrebbe dover affrontare la terza recessione in un decennio e sa che per profittare al meglio delle tensioni che ne scaturiranno la posizione da occupare non è al governo. Non va guardata la mano che bacia il crocifisso o brandisce il rosario: va osservata la luna nera che addita. Solo dall’esterno, da#Bruxelles#Washingtone#Mosca– soprattutto da Mosca – nei prossimi mesi potranno arrivare elementi concreti per indebolire seriamente Salvini e la Lega. Tessere rapporti con queste realtà che consentano alle forze democratiche di marginalizzare l’untore e sterilizzarne il più possibile il contagio sarà un imperativo strategico.