L’INELEGGIBILITA DI BERLUSCONI DIVIDE IL PD E IMBARAZZA VIOLANTE

L’INELEGGIBILITA DI BERLUSCONI DIVIDE IL PD E IMBARAZZA VIOLANTE

“Per tre o quattro volte, nelle passate legislature, il centrosinistra ha votato in un certo modo (contro l’ineleggibilità, ndr). Se non ci sono fatti nuovi non vedo perché dovremmo cambiare questa scelta”. Anche mettendoci tutta la fantasia di cui sono capace, riuscire a non criticare il PD è impossibile. Sembra quasi che si impegnino, ogni qualvolta che si riesce a trovare qualcosa di buono nella loro azione politica, a farla passare in secondo piano, con parole, opere ed omissioni che ti riportano sulla terra, e ti fanno ricordare che si sta parlando dei protagonisti dell’inciucio del secolo. La frase riportata ad inizio dell’articolo ne sia una prova. In queste ore, dentro il PD, vi è un certo fermento per la questione dell’ineleggibilità del Cavaliere. E’ perfino saltata la decisione sulla presidenza della commissione che si occuperà del caso. Scelta, quella del presidente, che si annuncia importante, perché darebbe già un’indicazione su possibili voti futuri, essendo “candidati” o un leghista (ergo pro-Berlusconi) o il capogruppo del M5s Crimi. Il solo fatto che il PD, sin da subito, non abbia fatto confluire i voti sull’esponente della Lega, è sintomo di una divisione interna al gruppo. D’altra parte è giusto ricordare che il capogruppo al Senato, Zanda, si espresse in maniera possibilista sul voto contrario al Cavaliere. Dunque pensi che vi sia un fermento positivo, un accenno di ritorno alla normalità democratica, e subito le agenzie battono la frase soprastante; e pensi che proprio non vogliono capire. E’ chiaro che la questione della (eventuale) ineleggibilità del Cavaliere avrebbe ripercussioni sul Governo, ma aprirebbe strade diverse, e forse più gradite agli elettori, al futuro di questa legislatura. Sulla questione dell’applicazione della legge del 1957 ci siamo già ampiamenteespressi.Ed abbiamogiàcriticato il ragionamento su cui si basa l’affermazione di cui sopra. Ovvero il fatto che abbiano già votato a favore di Berlusconi. Infatti era sbagliato quel voto allora, perché non permetteva l’applicazione di una norma di legge, tra l’altro di dichiarato stampo liberale; e continuerebbe ad essere sbagliato oggi. Non si è mai troppo tardi per tornare sulla giusta strada del rispetto della legge. Il fautore della su menzionata teoria, ama, evidentemente, il principio del rebus sic stantibus. Eppure, che qualcosa sia cambiato, almeno nella società e negli standard di moralità richiesti oggi ad un parlamentare, dovrebbe essere chiaro. Anche il popolo del PD, solitamente molto cauto a criticare l’operato dei propri rappresentanti, dopo gli ultimi avvenimenti politici ha cambiato modo di approcciarsi al partito. Oggi certi discorsi, e conseguentemente certa azioni, non sono più tollerate dalla base, che pretende, giustamente, che il principale ex partito di sinistra torni a fare ciò che dovrebbe, in primis lottare per una corretta applicazione delle norme che regolano la vita pubblica. Questo atteggiamento pro-Cavaliere, questo chinarsi supinamente ad ogni suo desiderata, anche illegittimo, non è più accettato dalla base. Forse sarebbe il caso che chi decide se ne renda conto. Dichiarare l’ineleggibilità di Berlusconi non sarebbe solo un ritorno allo Stato di diritto, non sarebbe solo un gradito rientro nel mondo della legge, un primo passo per tornare ad una moralità pubblica ormai desueta, sarebbe, soprattutto, un modo per far capire al proprio elettorato che la scelta dissennata di governare col Cavaliere non significa accettare tutte le sue voglie. Sarebbe un primo passo per riaffermare la supremazia della politica contro il populismo della destra, un ritorno alla responsabilità pubblica, al primato dell’etica contro la superbia. I fatti nuovi ci sono, sono presenti nella società, stanca dei privilegi di autoconservazione della vecchia nomenclatura politica, sono presenti anche in Parlamento, sottoforma dei parlamentari del Movimento, che pur con tutti i loro difetti (e non sono pochi) una ventata di etica l’hanno portata, o meglio ne sono la rappresentazione politica. Dunque, i fatti nuovi ci sono, sarebbe da ciechi e da autolesionisti non vederli. Un ultimo dubbio potrebbe, però, sorgere. Che chi ha pronunciato la frase di apertura creda, in buona fede, nella non applicazione della legge sull’ineleggibilità del Cavaliere. Giusta osservazione, però quello stesso soggetto, in altra occasione ebbe a dire, in Parlamento, quanto segue:Se dovessi applicare i vostri criteri, quelli che avete applicato voi nella scorsa legislatura contro di noi, che non avevamo fatto una legge sul conflitto di interessi, non avevamo tolto le televisioni all’onorevole Berlusconi… Onorevole Anedda, la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo, che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta. A parte questo, la questione è un’altra. Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni… Durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte. “Avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni”. No, è difficile pensare che chi ha pronunciato quella frase sia convinto della eleggibilità del Cavaliere. Per di più stiamo parlando di un magistrato. Non mi stupisce che Berlusconi sia a volte un po’ confuso; tra magistrati che applicando la legge vorrebbero impedirgli di fare politica; ed altri che applicando le logiche politiche mettono da parte la legge. Però l’autore di queste due frasi, un po’ in contrasto tra loro, potrebbe forse rassicurarlo su come vanno le cose. Chieda pure all’ex On. Luciano Violante.