L’INTER FESTEGGIA UNA DATA SPECIALE: 110 ANNI DI STORIA

“Nascerà qui al ristorante “L’orologio”, ritrovo di artisti, e sarà per sempre una squadra di grande talento.Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle.Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo”. Da quel giorno, 9 marzo 1908, sono passati 110 anni.Da quell’idea, frutto della visione futuristica di un manipolo di sognatori dissidenti, ne è nata una storia unica. Data speciale per l’ Inter che oggi 9 marzo festeggia i 110 anni di storia , da quel 9 marzo 1908 quando alcuni soci dissidenti del Milan decisero di plasmare la loro nuova creatura in nome della multinazionalità dei giocatori, all’epoca quasi un’utopia.Una storia di amore, passione, gioia e dolore.Trionfi, cadute, risalite.Con fierezza, signorilità e una punta di immancabile snobismo e di pazzia. L’Inter, insomma.Beneamata. Amala. Mai in B, e Il triplete Un miscuglio di culture e di idee che spesso è stato alla base dei successi nerazzurri, accompagnati da campioni di assoluto livello: da Meazza a Mazzola e Facchetti , artefici della ‘Grande Inter’ di Helenio Herrera , passando per Altobelli e Ronaldo fino ad arrivare a Zanetti e Milito , splendidi protagonisti dello storico ‘Triplete’ conquistato nel 2010.Allora in panchina sedeva José Mourinho , personaggio rimasto nel cuore del popolo interista che si rivedeva nelle sue uscite, spesso atte a difendere l’orgoglio e l’identità nerazzurra, il che lo hanno reso vero e proprio ‘salvatore della patria’.Una storia che ha sempre visto la massima serie come palcoscenico: mai in Serie B in 110 anni, motivo di vanto per tutti gli appassionati che non perdono mai l’occasione di ricordarlo ai loro rivali storici, Juventus e Milan. Tra i campioni più ricordati, nel bene e nel male, figura certamente Ronaldo ‘Il Fenomeno’, giunto a Milano appositamente per festeggiare questi 110 anni: “I giocatori devono sempre pensare che hanno l’onore di rappresentare l’Inter, l’onore di indossare questa maglia che ha grande tradizione e grande importanza”.Tutto passa in secondo piano quando ad essere difesi sono questi colori: ” E’ una grande responsabilità – ha spiegato ancora l’ex attaccante brasiliano – I sacrifici e gli impegni che si fanno sono sempre pochi rispetto a quanto questi colori sono importanti, quindi bisogna sempre dare il proprio massimo”.Parole da cui ripartire per puntare ai successi che ormai da troppo tempo non caratterizzano più le annate dell’Inter. I presidenti da Paramithiotti a Thoir Con la storia di una squadra di calcio si può raccontare quella di una città, forse anche quella di una nazione. E l’Inter, dall’alto dei suoi 110 anni appena compiuti, non fa certo eccezione.In questa ottica più dell’elenco di campioni che tutti conoscono e di giocatori che nessuno ha mai visto, limitandosi a copiare dal libro precedente, troviamo interessante citare i presidenti che allo scoccare di ogni decennio di storia si sono trovati a guidare il club neroazzurro. Il primo, nel 1908, è stato Giovanni Paramithiotti, primus inter pares nel gruppo di fondatori e non certo ‘padrone’ dell’Inter: cosa che del resto all’epoca era la norma, anche ai massimi livelli per finanziare una squadra bastava un gruppo di notabili.Industriale veneziano ma con con molti interessi a Milano, Paramithiotti durò un anno prima di passare la mano.La presidenza non era una carica troppo ambita e così il 9 marzo 1918 Giuseppe Visconti di Modrone, con poco da festeggiare per mille motivi, era già il sesto presidente dell’Inter in soltanto dieci anni di vita.Lui milanesissimo, di famiglia nobile (duca di Grazzano Visconti e conte di Lonate Pozzolo) ma anche abile imprenditore nel tessile, nella chimica e nell’immobiliare, più che per la sua gestione di fatto senza campionati (fu presidente dal 1914 al 1919…) giocati è ricordato per essere il padre di Luchino Visconti e il nonno di Giammaria Visconti di Modrone, futuro dirigente dell’Inter dei Moratti. Dieci anni dopo, il 9 marzo 1928, presidente dell’Inter (il decimo) è un altro personaggio di primissimo piano, Senatore Borletti.Anche lui milanese, fondatore della Rinascente, dell’Upim e di tante altre aziende, nella maccanica di precisione, nel tessile e nell’editoria (anche socio di un Arnoldo Mondadori agli inizi), fu un grande sostenitore del fascismo ai suoi inizi ma con il potere dell’epoca ebbe anche scontri.Uno di questi riguardò proprio l’Inter, alla quale nell’estate del 1928 fu imposta la fusione con la Milanese e la trasformazione in Ambrosiana, con Borletti che di fatto fu espropriato.Il compleanno del 1938 vede al timone l’industriale Ferdinando Pozzani, tredicesimo presidente della storia, che era riuscito ad ottenere la doppia denominazione Ambrosiana-Inter.Grande appassionato di pallacanestro, canottaggio e hockey su ghiaccio, cercò di tarsformare l’Inter in una polisportiva e per qualche anno ci riuscì anche, con molti successi. Il compleanno del 1948 è vissuto con presidente Carlo Masseroni, industriale milanese che dopo aver vinto due scudetti con la squadra di Nyers, Lorenzi e Skoglund vendette la società al petroliere Angelo Moratti che la tenne in mano, con le vittorie stranote, fino al 1968. Il 9 marzo 1978 presidente, il sedicesimo dalla fondazione, è il suo successore, l’industriale tessile Ivanoe Fraizzoli. Dopo di lui il sottovalutato e quindi rimpianto Ernesto Pellegrini, che festeggia alla guida dell’Inter il 9 marzo 1988, mentre dieci e vent’anni dopo presidente sarà Massimo Moratti, il figlio di Angelo. Questo compleanno, in piena era Zhang, è invece sotto la presidenza di un Erick Thohir (ventesimo presidente in totale) che da mesi non vede l’ora di liberarsi delle sue quote e di realizzare una bella plusvalenza. Il luogo di nascita conta poco, nel mondo di ieri e ancor più in quello di oggi, ma una cosa va sottolineata: tutti i diciannove presidenti prima di Thohir avevano il centro della loro vita e dei loro interessi imprenditoriali a Milano, quindi il loro coinvolgimento fisico ed emotivo era totale. Quasi tutti questi diciannove hanno fatto bene in relazione al contesto e agli avversari, da Pozzani in poi tutti hanno ottenuto almeno un grande trofeo.Di sicuro nessuno di loro considerava l’Inter un’azienda come le altre, e spesso nelle decisioni prevaleva l’emotività, la passione, e il presidente, se doveva mettere mano al portafoglio non si faceva certo pregare, ora la proprietà cinese, pur avendo già fatto notevoli investimenti, ragiona più freddamente con la razio dei numeri e questo ha creato diversi ma.umori nei tifosi.I risultati vanno e vengono, il miglior augurio è che il 9 marzo 2028 l’Inter sia già tornata italiana da tempo, e in Europa a far valere il suo storico blasone, in verità ultimamente, un po’ ammiffito.Anche se, giusto ricordarlo, è l’ultima squadra italiana che ha vinto una Champions.In ogni caso, auguri bauscia.