PERCHE’ SONO UNA PUTTANA SOLITARIA

PERCHE’ SONO UNA PUTTANA SOLITARIA

Non sono andato ai flash mob dei giornalisti, oggi, in difesa della libertà d’informazione. Chissenefrega, direte voi. Ma siccome non sono uno che si tira indietro nelle battaglie, voglio dirvi perchè:1) Ho un gran rispetto per le puttane. Se vogliono offendermi dicendomi “puttana” cadono male. Ne ho conosciute, e non biblicamente, alcune. Vite dure o fragili, schiavitù o libertà strette tra i denti.2) Pennivendoli ? Ho vissuto vendendo quello che scrivevo. Sfido chiunque a dimostrare che abbia venduto la mia libertà di pensiero e di giudizio. Se ho detto qualche stupidaggine -da dimostrare – l’ho fatto di testa mia, gratis, non incluso nel prezzo.3) Non so se è la vecchiaia, ma mi trattiene un senso della misura. Se penso a quello che è successo in un consolato di Istanbul, mi è inevitabile di dirmi: “calma e gesso”.4) Non critico chi ci è andato. Un collega cui ho voluto bene, Sandro Provvisionato, sarebbe stato in prima fila. Saremmo rimasti amici lo stesso, ma gli avrei fatto notare che certe mobilitazioni sono quasi un riflesso condizionato: dipende da chi governa. Come dipende da chi governa giudicare il vertice sulla Libia un successo o un naufragio: leggetevi le cronache.5) La politica, ammantata di ideali avvizziti, è diventata una passione futile. Leggetevi ora sui siti on line e domani su carta, i commenti su Salvini in un’aula scolastica, in onda Rai. Pochi positivi, molti entusiasti del ragazzino che rimane serio in maglietta rossa tra gli altri sorridenti. Neanche uno che ricordi che l’uno e gli altri, minori, sarebbero protetti dalla Convenzione di Treviso. Regole di un giornalismo che non dovrebbe essere intermittente, che dovrebbe essere irrispettoso di Salvini e degli antiSalvini. Siamo puttane solitarie, fuori dal coro e stonate, come sempre.6) Tutta la mia solidarietà ai colleghi elencati come buoni da Di Battista, quasi un bacio della morte. Li consoli il fatto che il grande equivoco dei 5stelle sta nel ripetuto slogan che chi li attacca – e Roma è stata una palestra di accanimento confortata dai fatti – è pagato per farlo. No: sono convinti che così facendo migliorano il mondo, diffondono i giusti valori, sono dalla parte giusta della Storia, sono il giornalismo sano e vero. Non passeranno alla Storia come coloro che si opposero in tempo al fascismo di ritorno. Passeranno alla Geografia, dentro a un inconsulto e trafficato raccordo anulare tra buon giornalismo e giornalismo militante. Anch’io, ovvio, alla Geografia. Ma come puttana sola in viale di periferia.