QUEL POST ACIDO E SPINOSO

L’avevo scritto intorno a mezzogiorno di ieri, poi la successiva e drammatica serata l’ha reso ancor più acido e spinoso. Sto parlandodel mio post (“Di Maio è un avversario e Salvini ancor di più, ma hanno ragione loro e non il servile Mattarella”), che tante critiche ha ricevuto, insieme a minori consensi e perfino diversi insulti (che non mancano mai). E’ stata insomma una scintilla che ha acceso riflessioni, dibattiti, animosità e furori. E’ del resto materia incandescente, che preoccupa tantissimo e tantissimo implica per il nostro futuro.Sento tuttavia la necessità di tornarci su: per continuare a discutere, se riterrete. Ebbene, continuo a pensarla allo stesso modo, a maggior ragione alla luce del fallimento del governo Conte. E ci sono almeno due ragioni che mi confermano in questa convinzione.La prima è, per così dire, istituzionale. Piaccia o non piaccia, chi ha ricevuto i maggiori consensi ha diritto a corrispondere al mandato elettorale ricevuto, quindi a governare. In una cornice di regole e procedure costituzionali, ovviamente: ma solo in questa dimensione, e non per ragioni politiche o, peggio, di compatibilità sovraordinate (l’Unione europea) o addirittura devianti (i mercati finanziari). Spero non sfugga che al riguardo ci sia una profondissima questione democratica, e sbaglieremmo se pensassimo che la democrazia va bene se ci premia e va male se ci contrasta. E’ vero, un governo giallo-verde sarebbe stato una sciagura, ma è davvero lesivo del sistema democratico contrastarlo con i veti imposti dalle centrali finanziarie internazionali. Cosa che il presidente Mattarella ha perfino direttamente dichiarato.La seconda ragione è invece politica. Per quanto mi sia invisa quest’alleanza, per quanto la senta pericolosa, sarebbe stato meglio permetterle di varare un suo governo. Ci saremmo opposti, avremmo fatto le nostre battaglie e, sebbene non possiamo sapere quanto efficacemente, si sarebbe sviluppata una dialettica politica e sociale tipica delle democrazie parlamentari, e che nel nostro caso avrebbe forse potuto consentirci di rianimare la nostra malmessa sinistra. Ora invece succederà, al di là del tentativo Cottarelli, al di là se a breve o tra qualche mese, che ci saranno nuove elezioni, dove quelli e quelle come noi saranno schiacciate dallo scontro tra le destre più o meno populiste e un composto centrista europeista (scusate l’approssimazione). Finirà insomma come in Francia: tutti uniti contro Di Maio-Salvini, in sostegno di un Macron “italiano” (le cui fattezze si stanno già delineando). Anche se temo che finirà diversamente dalla Francia.E in ogni caso, noi, le sinistre variamente intese, continueremmo a essere irrilevanti: avanguardie senza popolo e senza bussola, madonne lacere e piangenti.