SABRA E CHATILA: UN MASSACRO CHE 35 ANNI DOPO GRIDA ANCORA VENDETTA

Fu una seconda Strage degli innocenti, il massacro di Sabra e Chatila, maldestramente travestito da raid atto ad arrestare i terroristi che il giorno prima avevano causato la morte del neoeletto presidente Bashir Gemayel.Bashir era figlio di Pierre Gemayel, fondatore del partito libanese di destra noto come le Falangi Libanesi, movimento di ispirazione cristiano-maronita, dal 1936 rappresentante della componente nazionalista libanese. La sua elezione aveva rappresentato la grande vittoria di Sharon, che lo aveva appoggiato militarmente e che lo considerava l’alleato ideale di Israele.Il giorno prima ancora avevano lasciato il Paese gli ultimi caschi blu italiani, francesi e americani che inutilmente avevano cercato di normalizzare una situazione divenuta ormai esplosiva, con la continua emigrazione palestinese nei dodici campi libanesi sparsi per tutto l’antico territorio dei Fenici… Cristiani contro musulmani, nazionalisti contro arabi… la paura che la popolazione dei campi diventi un piccolo Libano multietnico dentro un Libano nuovamente desideroso di interagire alla pari con i partners occidentali. Questa la miscela esplosiva che prende fuoco dopo l’assassinio del presidente libanese causato da un’esplosione nella sede del partito falangista durante una riunione del direttivo politico.Israele non perde tempo, e poche ore dopo promuove un fitto ponte aereo verso il Libano, che porta uomini e carri armati israeliani a collaborare nuovamente con le forze libanesi per arrestare i responsabili dell’attentato.All’alba di mercoledì 15 Settembre si tiene una riunione delle forze unificate: il piano è quello di favorire l’entrata delle Falangi nei campi profughi palestinesi alle porte di Beirut: i campi di Sabra e Chatila. I Falangisti fremono. Da anni aspettano questo momento. Gli Israeliani sgombrano le strade che portano ai campi. Dopo le 12.00 Sabra e Chatila sono già circondate. La popolazione dei campi si chiude in casa. Trenta ore dopo, alle 15.00 di giovedì, il corteo di bande falangiste, munite delle armi più svariate, entra nelle due piccole cittadine palestinesi.Il massacro, ai campi profughi di Sabra e Chatila, dura 40 ore: dalle 17.00 di giovedì 16 Settembre alle 10.00 di sabato 18 Settembre 1982.Gli Israeliani favoriscono le operazioni sparando dal tetto del loro quartier generale un razzo illuminante ogni due minuti: la notte non calerà ininterrottamente sul massacro dei falangisti.Le bande armate penetrano nelle case spesso armate di asce e coltelli e massacrano chiunque incontrino, stuprando, evirando, accanendosi particolarmente con i bambini. Le forze israeliane, stranamente, ricevono l’ordine di non intervenire. Sharon finge di non capire ciò che sta accadendo all’interno dei campi.Il sabato mattina si usa anche l’inganno per stanare gli ultimi abitanti dalle case. Si finge una tregua. Si spara a raffica. Almeno mille cadaveri giacciono sulla strada principale.A Sabra e Chatila, in 40 ore, muoiono almeno 2200 civili, unicamente donne, vecchi e bambini. I terroristi erano già fuggiti dai campi da giorni. La responsabilità diretta fu delle falangi cristiano-maronite, ma grandi furono le colpe degli israeliani, che stettero a guardare fuori dai campi senza intervenire direttamente.Poche ore dopo, a Tel Aviv, quasi mezzo milione di persone in corteo accusarono pubblicamente Begin e Sharon di responsabilità diretta nel massacro.Il 20 Settembre, sulla più importante testata israeliana, il giornalista Amos Kennan scriverà rivolto a Begin che in un sol colpo si era “perduto il milione di bambini ebrei che costituivano tutto il suo bene sulla terra. Il milione di bambini di Auschwitz non è più suo. Li ha venduti senza utile…”Vent’anni dopo il Tribunale dell’Aja provò a inchiodare Sharon per crimini contro l’umanità, ma il principale teste, l’ex comandante dei servizi segreti libanesi, salterà poche ore prima della sua audizione.Il Tribunale vi riuscì due anni dopo per la costruzione dei muri di Gaza ed Hebron, ma quel massacro, a 35 anni dal suo svolgimento, grida ancora vendetta per la mancanza di veri colpevoli.A ricordarcelo, per una volta, ci sono le accuse dello stesso popolo israeliano contro i loro governanti.