CRONACHE DAL FRONTE (PUNTATA N.48)

CRONACHE DAL FRONTE (PUNTATA N.48)

Questa pandemia parla inglese. E se di alcuni termini abbiamo imparato a capir bene il significato – lockdown, ad esempio – di altri un po’ meno. Come se la barriera della lingua annebbiasse la realtà che sottende alle varie parole, la realtà cioè che devono indicarci e rappresentare. La dico meglio: la lingua, in questo caso straniera, ci fa dimenticare quello che diceva Michel Foucault, e cioè che” una cosa è ciò che ci dice chi ci parla”. Prendiamo il caso del Digital Divide, una locuzione che esiste da tempo ma che la pandemia ha reso di estrema attualità. Io ho capito cosa vuol dire veramente andando ieri, per lavoro, a fare un giro dalle parti di Colle San Magno, un borgo pedemontano in provincia di Frosinone. Lì ho scoperto che dietro questa fredda locuzione inglese si nasconde un vulnus profondo alla democrazia sociale, una delle esclusioni più feroci che si possano concepire nel XXI secolo. Sono parole forti, lo so, ma come altro bisogna definire il fatto che a Colle San Magno non c’è campo telefonico se non in pochissimi punti – vicino alle panchine, di fronte al Municipio – e i suoi 667 abitanti sono costretti a comunicare fra loro e con l’esterno tramite WhatsApp, grazie cioè a una rete wireless che è stata installata con i fondi europei, perché non ci sono a disposizione altre connessioni a Internet? Nella stessa situazione – mi ha spiegato l’amico Marco Bussone, che è il Presidente dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli enti montani – si ritrovano oggi in Italia ben 1200 comuni: ci sono cioè 5 milioni di nostri concittadini che hanno problemi a guardare la Tv, a parlare al telefono e a connettersi in Rete. Soffrono insomma di Digital Divide, divario digitale, totale oppure parziale. E la situazione, badate bene, non riguarda solo qualche sperduto paesino di montagna, colpisce infatti anche dei quartieri di grandi città. Tant’è che l’Italia è tra gli ultimissimi posti nella classifica della digitalizzazione in Europa. Un triste primato, che rischia di pesare come una zavorra sulla fase 2, perché ha implicazioni dirette sul mondo della scuola, del lavoro, sul commercio e sui servizi. Non a caso, due espressioni di questi tempi abusate come smart-working e Didattica a Distanza si coprono di ridicolo. Pensate:il sindaco di Colle San Magno, Antonio di Adamo, è stato messo da un mese e mezzo in smart-working. Ma per poter accedere al portale della sua azienda – per potersi cioè identificare – ha bisogno di un codice che gli viene inviato via Sms e che è tutti i giorni diverso. Una volta richiesto il codice, il sindaco deve uscire di casa, fare un centinaio di metri finché non trova campo col suo telefonino, scaricare l’Sms e poi correre verso casa per inserirlo ed evitare che scada il tempo che gli è stato concesso per aprire la sua sessione di lavoro. Ecco, quando sento dire che questa pandemia in fondo può essere un’opportunità, penso anche a queste piccole vergogna, di cui un Paese moderno e democratico non può certo andare fiero.P.S. In foto un traliccio delle telecomunicazioni. Lo so, sono orribili e inquinanti, ma per gli abitanti di Colle San Magno sono soprattutto un miraggio