IL SENSO DEL PRIMO MAGGIO È TUTTO QUI

Si racconta che un celebre teologo che insegnava all’Università, lanciandosi in un’accalorata celebrazione del Creato, terminasse la sua perorazione chiedendo alla platea degli studenti: “ma non sentite la voce di Dio che parla in ogni cosa? Non la sentite in questa cattedra?”.E che un giovane studente barbuto si alzasse e dicesse: “Professore, io ci sento solo il grido della forza-lavoro che l’ha prodotta!”. Ecco, il senso del Primo Maggio è tutto qui. Per lungo tempo gli esseri umani hanno creduto che la loro vita dipendesse da potenze sovrannaturali, hanno rappresentato il mondo a loro stessi in modo mistificato. Gli atti umani non erano veri atti, ma riverberi di una Volontà divina, le creazioni umane erano possibili solo come imitazione di un creato perfetto… Tutto era dato: se non accettato, da accettare. Poi, nei secoli, gli esseri umani hanno preso coscienza del loro potere d’invenzione, del fatto che attraverso il lavoro potevano trasformare le cose, immaginarle diverse, crearne di mai viste. Eppure questa coscienza restava e resta ancora mistificata: a inventare, a fare, sono ancora i grandi singoli, i grandi nomi, gli individui – i re, i capi, gli imprenditori, le star… Non le collettività che lavorano, che puliscono i cessi o producono linguaggi e affetti, non i tecnici che montano le strutture. E soprattutto mai le donne. Brecht lo ricorda in una poesia bellissima: “Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?Il giovane Alessandro conquistò l’India.Da solo?Cesare sconfisse i Galli.Non aveva con sé nemmeno un cuoco?” Il Primo Maggio è la festa più bella perché è la festa, covata nei secoli e strappata col sangue, di quest’umanità anonima che ha fatto tutto quello che di grande c’è nella Storia, è la celebrazione di chi costruisce il mondo. E’ la gioia di chi, anche se sfruttato e trattato come oggetto da chi si appropria il suo lavoro, ha preso consapevolezza che senza quelli come lui il mondo si fermerebbe. E per questo, se ci pensate, è l’unica festa internazionale del calendario, l’unica del mondo intero. La festa dell’umanità operaia che grida in ogni cosa: dallo schermo che hai di fronte ai vestiti che hai addosso… Forse il Primo Maggio fa ancora così paura ai padroni perché gli toglie davvero tutto – non solo il diritto sul lavoro altrui, ma anche il nome.