L’AUSPICIO POSSIBILE DI OGGI IN SPAGNA DOMANI IN ITALIA

Oggi in Spagna, domani in Italia. Quasi in contemponea con l’insediamento, alla vigilia della festa della Repubblica nata dalla Resistenza contro l’inumano fascismo, dell’inedito governo giallo-verde, guidato dal giuristaGiuseppe Conte, in SpagnaMariano Rajoyleader delPartido Popularveniva sfiduciato dal Parlamento:the end. Al suo posto il socialistaPedro Sanchezche ora dovrà a comporre l’esecutivo insieme aPodemos, il movimento sinistra-sinistra nato sull’onda degliIndignados, ai due partiti indipendisti catalani, ai radicali, ai valenziani e ai cinque decisivi deputati del Partito nazionale basco. Tutto bene, quel che finisce bene: e al secondo tentativo il Premier incaricatoContesupera con la sua squadra al completo l’esame di idoneità a dirigere l’esecutivo giallo-verde, tramontata l’idea assai più allettante delgiallo-rossoper il rifiuto opposto e imposto via etere dallo stratega di Rignano:non possumus. E così dopo tre mesi di febbrili consultazioni, di polemiche astiose, condite da insopportabili invasioni di campo, dai mercati inquieti e poi sereni – ma esistono? qualcuno ci ha mai parlato? li ha mai visti? a differenza di qualchepilota automaticoche opera a distanza – l’inedito esecutivo a due gambe populiste, M5S e Lega, può prendere il largo, legittimato dal voto popolare del 4 marzo. Voto che ha evidenziato la crisi, se non la fine, del logoro e corrotto sistema politico basato sui partiti tradizionali, più o meno personali, che, bontà loro, credevano di disporre all’infinito del consenso – e della pazienza – degli elettori devoti nei secoli. Invece gli elettori, più intelligenti e svegli della fatua e strafottente classe politica, hanno bocciato senza appello ilRenzusconigià bello e pronto per esser servito, non si sono lasciati incantare dalle sirene della sinistra divisa e senza idee, e hanno dato fiducia alle due formazioni populiste: di più, molta di più al M5S che alla Lega, sfidando l’inedito e lo sconosciuto. E adesso? E’ tutto da fare. E in questa traversata nel deserto, dallo sperimentato e per niente funzionale bipolarismo centro-sinistra e centro-destra, si dovrà ricostruire l’architettura di un altro sistema politico possibilmente meno farraginoso, soffocante, inefficiente ma più rispondente ai bisogni e alle aspirazioni della gente. Potrebbe questa fase di transizione essere l’occasione d’oro per tentare di rifare una sinistra in linea con i tempi, capace di far ricerca per capire quel che ribolle nella società di uomini e donne. Si può essere d’accordo con quanto scrive sulManifestol’economista e collaboratore dell’Ires-Cgil,Aldo Carra:possibile pensare se questi saranno gli scenari, ad una sinistra che riesce a distinguere tra Lega e M5S? Che sappia incalzare il movimento e ritessere un filo col suo popolo? La risposta pronta non c’è. Ci sarà un lungo percorso di rielaborazione teorica e pratica, di costruzione della politica e delle sedi di espressione e coagulazione sociale. Ci sarà, insomma, da ritrovare e costruire la politica con la P maiuscola. E conclude,certo possiamo sembrare dei pazzi a pensare questo nei giorni che stiamo vivendo. Più facile pensare alle formule facili del fronte popolare e del tutti insieme contro i barbari. Finora con questi argomenti la sinistra è stata relegata in panchina e ridotta come una scimmia in gabbia a sgranocchiare. Facciamoci qualche domanda. L’auspicio possbile è che l’appello del ’36 da Radio Barcellona diCarlo Rosselliai compagni, ai fratelli, agli italiani, di mobilitarsi per difendere il Fronte Popolare dal caudillo Francisco Franco il cui colpo di Stato andò a segno,oggi in Spagna, domani in Italiaportato ai giorni nostri possa anche in Italia creare le premesse per un’alleanza tra una forza di sinistra rinnovata e un movimento – i pentastellati – che ha in sè forti venature di sinistra-sinistra.