IL MODELLO ROMA

IL MODELLO ROMA

Il Modello Roma di cui si è parlato troppo poco è quello per cui c’è il virus, te regoli, allunghi le pennichelle, innaffi i fiori, una cantatina ogni tanto, stai attento a dove metti i piedi, nonno te lo tieni a casa, in ospedale solo se ti rompi il femore, lavoro ciao, poi si vede, e insomma: cancellate le principali cause di morte cittadine, cioè i voli dallo scooter e gli infarti al tennis del Canottieri Aniene, la mortalità precipita. Meno 9 per cento. Ecco. La Fase 2 a Roma sono i vecchi seduti sulle panchine a Ponte Milvio che leggono il giornale al sole. Le colf alla fermata, però poche. Gli scooter lenti. Quelli con le biciclette scassate sulla ciclabile, però pochi pure loro. Gli autobus vuoti. La città è scafata, si autogoverna almeno da un decennio, si regola da sola e ha deciso che non le va di trafficare. Su lungotevere ci sono due agenti a cavallo, cavalli bellissimi, uno bianco e uno nero, che sembra la scena iniziale di Hair. Però l’era dell’Aquario, qui, sembra un’infinita pennichella.