IL RUOLO DEL QATAR

Se i turchi ci diranno mai come è andata questa storia forse verrà fuori un nome, Qatar.I turchi e Al Shabaab sono concorrenti in Somalia, dove la Turchia è sbarcata nel 2011 complice una grave carestia. Da allora le missioni e le visite ufficiali si sono susseguite finché dal 2017 non è entrato in funzione alla periferia di Mogadiscio, in un’area di 400 ettari, un grande campo per addestramento della Sna (Somali National Army) dove oltre 200 ufficiali e sottufficiali turchi “formano” i soldati Sna. In più i turchi hanno costruito strade, ospedali, scuole, portato derrate alimentari e sanitarie. Insomma sono lì come lo sono in altre zone, a partire dalla Libia.Nel frattempo i fondamentalisti jihadisti di Al Shabaab che controllano larghe zone del territorio somalo fino e oltre il confine col Kenya hanno reagito contro i turchi con una lunga serie di attentati, autobombe e martiri suicidi. Al Shabaab rivendica il suo Iss (Stato islamico in Somalia), la Turchia va dietro il sogno di Erdogan di un nuovo grande sultanato ottomano.Ma il quadro è più largo. Nel suo disegno la Turchia è in contrasto con gli Emirati e l’Arabia saudita, l’ultimo scontro è avvenuto ai primi di maggio con gli Emirati che attaccavano la Turchia per la sua presenza in Libia pro Sarraj e la Turchia che ha reagito contrattaccando gli Emirati.E il Qatar? Appoggia e finanzia i fondamentalisti di al Nusra e i talebani, tiene contatti con Al Shabaab, è alleato di fatto con la Turchia.Come sarà andata allora in Somalia?Chi ha portato Silvia Romano su un mezzo turco e le ha messo addosso il giubbotto antiproiettile dell’esercito ottomano?Interrogativi senza definitiva risposta al momento.Poi a seguire è venuta in Italia l’operazione Battisti due. Stavolta di segno opposto, certo, ma con ugual carica di spettacolarizzazione.Cambiato il governo, è restato lo scenario di Ciampino e il sempiterno Di Maio stavolta ministro degli esteri. Compresa una mediatica messinscena dell’evento, con l’aggiunta stavolta di simboli e messaggi che si sono ritorti di fatto contro Silvia Romano.Sul resto – la conversione di Silvia Romano – rimando a quanto di ponderato e saggio ha scritto Tahar Ben Jelloun e che, per chi non l’avesse letto ieri su Repubblica, trovate in un post che precede questo.Quanto al governo si spera che sappia almeno difendere Silvia Romano e la sua famiglia dai malintenzionati che oggi si sono fatti vivi purtroppo contro l’abitazione dei Romano al Casoretto.Ma questa storia va oltre il quartiere milanese e riguarda uno scenario internazionale assai più ampio.