BONAFEDE E DI MATTEO CARTELLINO ROSSO

BONAFEDE E DI MATTEO CARTELLINO ROSSO

Premetto che non guardo la trasmissione Non è l’ Arena. Premetto che sono una fautrice, e non da ora, del Diritto dentro i luoghi ad esso deputati istituzionalmente.Sarà che lo amo e come ogni cosa sacra , per me necessita di un luogo di culto apposito , di un altare e di celebranti ufficiali. Odio i processi mediatici. L’ insistenza voyeuristica giornalistica su fatti di cronaca involgenti questioni giudiziarie. La spettacolarizzazione del Diritto stride con la ricerca della Verità e della Giustizia. La premessa era d’ obbligo per giungere a delle conclusioni personali che da cittadina , prima che da tecnico , mi fanno esprimere un profondo disappunto. Antefatto: giorni fa la notizia che molti boss della criminalità organizzata sarebbero stati messi agli arresti domiciliari a causa della impossibilità di gestire il pericolo contagio nelle carceri. In particolare il provvedimento di sospensione del carcere duro per il boss Zagaria ammesso agli arresti domiciliari ha scatenato un putiferio al punto da indurre il Ministro Bonafede a inviare gli ispettori e il Dirigente del Dipartimento Affari Penitenziari a dimettersi. La situazione ha innescato un effetto domino con l’ opposizione pronta a cavalcare l’ onda, volutamente omettendo di considerare che la scelta non è politica ma che a decidere in questi casi è il Tribunale di Sorveglianza con un iter da seguire dettagliato e minuzioso coinvolgente diverse autorità. Fatto: due sere fa a Non è l’ Arena, Giletti avrebbe snocciolato tutti i nomi dei boss ai domiciliari per ragioni di salute connesse al rischio contagio da Covid 19. In diretta telefonica sarebbe intervenuto il magistrato antimafia Nino Di Matteo da anni impegnato in prima linea contro Cosa Nostra. Il magistrato avrebbe riferito che nel 2018 il ministro della giustizia Bonafede gli avesse chiesto di dirigere il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria.Che lui si sarebbe riservato di dare una risposta dopo 48 ore ma che poi al momento della sua accettazione, l’offerta sarebbe venuta meno. Il magistrato avrebbe lasciato intendere che il ripensamento sarebbe avvenuto dopo la reazione di alcuni boss detenuti al 41 bis, scoperte grazie alle intercettazioni. Questi boss intercettati avrebbero dichiarato che nel caso di nomina del magistrato anti mafia avrebbero fatto ” ammuina”, cioè caos nelle carceri in segno di protesta. Non avendo visto la diretta della trasmissione, sentendo parlare della gravità del caso e riguardando una materia per la quale nutro un rispetto incondizionato, mi sono voluta documentare. Così,mio malgrado, ho guardato il video con lo stralcio della puntata. Il Ministro tirato in ballo dal gelo calato sulla trasmissione è intervenuto tempestivamente, telefonicamente. Si sarebbe definito “esterrefatto” perché la circostanza che lui avrebbe cambiato decisione dopo aver saputo dell’intercettazione («che peraltro era già stata pubblicata») “non sta né in cielo né in terra” ( il mattino).Bonafede avrebbe invece asserito che aveva in mente di offrire a Di Matteo l’incarico di capo degli Affari Penali.” Più di frontiera nella lotta alla mafia”. Ruolo ricoperto in passato dallo stesso Falcone.Ruolo che Di Matteo avrebbe rifiutato. Misfatto: Un conduttore che interrompe costantemente un Ministro della Repubblica imponendo i diktat commerciali alla esigenza che lo stesso Ministro chiarisca agli italiani. Un Ministro a tratti impacciato nell’ approccio , nella risposta e nella autorevolezza. Un magistrato che domenica sera probabilmente ha fatto il primo passo falso di tutta la sua fulgidissima ed eroica carriera. La situazione ha dato la stura a una serie di notizie, post su facebook da parte del Ministro a ribadire la nitidezza del suo operato, attestazioni di fiducia da parte del Governo al proprio Guardasigilli e voci di contestazioni da parte dell’ opposizione che ne chiede le dimissioni dal dicastero della Giustizia. I componenti non togati del CSM eletti in Parlamento dai 5 stelle hanno diffuso una nota con cui chiedono di “Evitare di alimentare speculazioni e strumentalizzazioni politico-mediatiche che fanno male alla Giustizia e minano l’autorevolezza del Consiglio”. Intanto da Meloni a Salvini l’opposizione è compatta nel chiedere un’informativa urgente a Montecitorio. Prima delle conclusioni, che avviso già essere una spietata requisitoria, mi corre l’ obbligo fare una digressione per evitare a mia volta, strumentalizzazioni che magari alla fine del discorso potrebbero portare qualcuno ad asserire che ” sto coi mafiosi” Ritengo il Ministro Bonafede una brava e onesta persona. Da tecnico del diritto lo sto avversando apertamente su parecchie scelte operative e normative che non condivido. Ma è un uomo che stimo e rispetto. Ritengo il Magistrato e l’ Uomo Di Matteo esempio di dedizione al suo lavoro, di abnegazione alla lotta alla criminalità organizzata e di alto senso dello Stato. Lo ammiro e ne ho spesso sostenuto iniziative e battaglie, trepidando per ogni rischio che si assume in prima persona. L’ altra sera, però, a parere mio, hanno errato entrambi. Il mio Diritto non merita la caciara.Il magistrato avrebbe dovuto fare valere le sue rimostranze nelle sedi opportune avendone modi,mezzi e possibilità. Il Ministro avrebbe fatto bene a riflettere prima di intervenire e dare la sensazione di essere l’ unico a potere e volere difendere se stesso. Sapevano entrambi che innescando quel meccanismo ,non essendo il loro campo congeniale e naturale,ne sarebbero stati fagocitati. Ci sono le sedi preposte , ufficiali, istituzionali. Per il Ministro il riferire in Parlamento.Per un Magistrato il CSM e,ove il caso avesse costituito reato, la Procura della Repubblica. J’ accuse entrambi. Domenica abbiamo perso tutti. Perché il divide et impera è il gioco preferito da Cosa Nostra che ha sorriso compiaciuta godendo della diatriba fra due dei suoi più acerrimi oppositori.