DOPO DUE QUARANTENE ORA HO PAURA AD USCIRE

Sembra assurdo temere di uscire di casa, ma dopo 23 giorni di quarantena ininterrotta, fa davvero paura, ve lo assicuro. Io che sono sempre stato dell’idea che si trattasse solo di una forte influenza, più mortale del solito, ma sempre un’influenza, sono stato posto in una quarantena di 28 giorni per la sola colpa di essere rientrato dall’estero dove, per altro, ero già stato in quarantena per esserci andato. Alla fine sono quasi due mesi che non esco di casa, prima in Germania e poi in Italia, praticamente agli arresti domiciliari senza aver commesso reati, solo come prevenzione, nemmeno fossi un criminale. Mi sono così tanto lamentato della prigionia che non vedevo l’ora finisse ed ora che sta per finire davvero e dovrò rientrare al lavoro ho paura. Ho paura di uscire ed essere infettato a mia volta, ho scoperto che un medicinale che assumo diminuisce la mia risposta immunitaria ed anche se non lo prendessi avrei paura ad uscire di nuovo per strada, dove vado? Cosa faccio? Al lavoro potrò ammalarmi? Incontrerò degli infetti asintomatici? Basteranno le precauzioni che prendo? Vivo una sorta si sindrome di Stoccolma: a furia di stare in casa non riesco più a pensare di uscire. Mi sono ormai organizzato così bene che mi sento a mio agio nella quasi solitudine, sveglia presto, colazione, informazione e poi leggere e scrivere, controllare i social, chattare con mia moglie che è rimasta all’estero dove lavora e che, se non finisce tutto questo in fretta, non vedrò di nuovo tanto presto. Sono anche ingrassato quasi due chili, da quando sono costretto in casa cucino manicaretti tutti i giorni sbagliando le dosi sempre per eccesso, ho anche cominciato a mangiare cioccolata per tirarmi su ed i vicini sono tutti gentili, quando vanno a fare la spesa mi chiedono cosa possono portarmi giacché escono ed io, anche per non deluderli, accetto sempre di farmi procurare almeno una piccola, cosa non troppo pesante e non difficile da trasportare, così da non gravare troppo su di loro e la loro cortesia, ma il frigo e la dispensa straripano lo stesso. I primi giorni ho pulito casa, finestre, bagno, cucina, pavimenti, tutto, poi ho ripreso in mano la chitarra che non suonavo da quasi quarant’anni, come passa il tempo, non era obbligatorio farlo, ma ho suonato lo stesso, mi sono venuti i calli ai polpastrelli come da giovane ed ho provato una soddisfazione che da molto tempo non capitava più, inoltre da quando sono vietati gli assembramenti e le riunioni partecipo ad ameno due incontri on line al giorno, con l’azienda, il sindacato, gli amici, ci sono molti programmi che lo consentono ed abbiamo scoperto nuovi più semplici e rapidi modi di stare insieme, anche se tutti aspettiamo il giorno di poterci rivedere di persona. Insomma, sono così organizzato ed indaffarato da non avere un momento libero ed arrivare alla sera comunque esausto. Per fare un po’ di moto indosso la mascherina per salire e scendere le scale del condominio varie volte, quando non c’è nessuno, e per il resto del giorno il tempo trascorre comunque bene, insomma, mi sono abituato a stare in casa sperimentando una nuova socialità, anche se presto tutto finirà e sarò costretto ad uscire, a tornare al lavoro, a respirare l’aria cittadina che avevo dimenticato e che nel frattempo è diventata più pulita per effetto del minore traffico, anche questo sembrava impossibile… prima. “Prima” sono solo due mesi o poco più, nel frattempo siamo tutti diventati in fretta più Keynesiani, reclamiamo uno Stato forte, quello Stato che prima era solo un intralcio con tasse troppo alte e regole troppo complicate e servizi inesistenti ed abbiamo scoperto, forse troppo tardi, che i servizi essenziali devono essere pubblici e speriamo di non dimenticarlo troppo in fretta perché ora sarà davvero difficile recuperare, abbiamo anche scoperto che la borsa, i mercati, non sono coinvolti più di tanto nei nostri drammi umani, solo quando devono prendere sono molto attivi, quando devono restituire si fanno i fatti loro e soprattutto non servono a nulla quando l’economia reale crolla. Infatti abbiamo persino scoperto come se fosse una novità che in Italia non produciamo ormai quasi più nulla, non sembrava così evidente, invece quasi tutto viene dalla Cina e, per assurdo, persino le mascherine per combattere la propagazione del virus sono per lo più prodotte nella stessa città dove si è sviluppato il suo primo grande focolaio: Wuhan. Insomma dopo settimane, mesi di reclusione forzata non sono più abituato ad uscire e non sono sicuro che il mondo esterno sia per me ancora così sicuro ed accogliente come lo era prima, ora, forse, realizzo quale possa essere il sentimento di chi esce dal carcere dopo tanto tempo: smarrimento, timore, disadattamento. Comunque finirà, usciremo tutti e prima o poi dimenticheremo tutto, gli anziani perché scompariranno terminato il loro naturale ciclo biologico, i giovani perché non si sono mai sentiti in pericolo ed a noi adulti resterà un ricordo che non potremo condividere senza essere presi per matti o noiosi sentimentali.