L’ERBA DEI CATTIVI COLTIVATORI. “I MISERABILI” INAUGURA MIOCINEMA

L’ERBA DEI CATTIVI COLTIVATORI. “I MISERABILI” INAUGURA MIOCINEMA

Siamo ad una svolta che accontenta cinema e spettatori. ArrivaMiocinema.it, la piattaforma digitale dedicata al cinema d’autore, ideata da Lucky Red, Circuito Cinema e Mymovies. Una soluzione innovativa che non permette solo la visione domestica di film che, causa covid-19, non sono usciti nelle sale cinematografiche. Miocinema tende la mano anche ai cinema del territorio generando per loro un guadagno economico. Per accedere alle promozioni e vedere i film sarà infatti necessario selezionare la sala di riferimento tra i cinema aderenti nel proprio comune di residenza. Sarà, quasi, come andare al cinema. La registrazione è gratuita (non occorre abbonarsi) e l’utente acquista solo il film che desidera vedere, avrà tempo 30 giorni per la “proiezione” e 48 ore dopo il primo “play”. E quando supereremo l’emergenza? Quando potremo, con prudenza, ripopolare i multisala, la piattaforma continuerà a dare il proprio supporto offrendo contenuti speciali e interviste riguardanti le nuove distribuzioni. Per questo nuovo passo manca davvero poco e le premesse sono ottime. Il 18 maggio, ad inaugurare Miocinema, saràI Miserabili, opera prima di Ladj Ly che meritava, per davvero, l’uscita nelle sale. Forse la più importante delle opere “in sospeso”. L’inizio che Ly ci espone è tanto reale quanto ingannevole: La Francia è campione del Mondo. Tutti in festa. Tutti uniti e allegri. Senza preoccupazioni o disuguaglianze. Poi i titoli di testa finiscono ed inizia l’amara verità della vita di tutti i giorni a Montfermeil, non lontano da Parigi. L’agente Stéphane è il nuovo membro della squadra anti-crimine capitanata dal nervoso e arrogante sergente Chris, un bullo col distintivo.Il nuovo arrivato è subito testimone di un quartiere dove domina la tensione tra gang e dove la polizia è “rispettata” solo se temuta e corrotta. Dove tanti ragazzini, senza speranza, crescono tra bravate e povertà. Uno di questi è Issa, il cui ennesimo furtarello sarà la prima tessera di un effetto domino dalle conseguenze devastanti. A completare il puzzle il timido giovane Buzz, che col suo drone sarà testimone dell’errore ingiustificabile di Gwada, terzo elemento della squadra mobile e goccia di un vaso destinato a traboccare. Sono banlieue sporche, povere e pericolose quelle che ci mostra il regista Ladj Ly ne “I Miserabili”. Banlieues tristemente ghettizzate, casa di immigrati di prima o seconda generazione che non sono mai stati pienamente integrati nella società francese; una sottoclasse per cui disperazione e discriminazione sono la norma. Con occhio quasi documentaristico, al suo primo lungometraggio, Ly racconta il sobborgo dove è cresciuto; uno dei tanti teatri delle rivolte del 2005, tra migliaia di incendi e scontri con la polizia. “Dopo 15 anni dai fatti nulla è davvero cambiato; la violenza esercitata dalla polizia non è cosa che si scopre adesso” ha dichiarato il regista. Dunque nulla è cambiato da allora; forse nemmeno dai tempi del romanzo di Victor Hugo che, oltre a titolo, ambientazione e didascalia finale, dona al film una società che ha coltivato vittime per anni e anni. Il ritmo frizzante e veloce del film, in costante aumento di adrenalina e preoccupazione, ricordaL’Odiodi Mathieu Kassovitz eFa la cosa giustadi Spike Lee. Non dà tregua come il primo e, come nel secondo, basta poco a far detonare gli animi. Lo spettatore subito percepisce un caos pronto ad esplodere dietro ogni grilletto, ogni frusta, ogni mazza, ogni molotov. Ottime le prove attoriali di Damien Bonnard e Alexis Manenti. Il primo bravo a proporre uno Stéphane dai toni educati, riflessivo, che fino alla fine cercherà di risolvere gli errori degli altri. Il secondo abile nell’interpretare Chris, caposquadra provocatore dalla minaccia facile che si reputa al di sopra della legge; una sorta di benzina costante che alimenta il fuoco inevitabile del conflitto finale. Un film che ragnatelizza nella mente di chi lo guarda la sensazione che una soluzione senza vittime non esiste. In dissolvenza il finale aperto con una sola certezza: non c’è lieto fine nelle banlieues.