BEPPE GAMBETTA, UN ASCOLTO CHE MERITA DAVVERO. NON SOLO PER I GENOVESI

BEPPE GAMBETTA, UN ASCOLTO CHE MERITA DAVVERO. NON SOLO PER I GENOVESI

Ogni nuovo disco di Beppe Gambetta, classe 1955, gran chitarrista genovese che vive sei mesi all’anno negli Stati Uniti, è una lieta sorpresa. Specie questo nuovissimo, che si chiama “Dove tia o vento” (sembra portoghese invece no), ovvero “Dove tira il vento”. Una canzone davvero struggente, ma non retorica, ricolma di echi personali e autobiografici, perlomeno per ciò che sono riuscito a capire. Beppe qui mette da parte il suo brillante virtuosismo chitarristico, a tutti noi del ramo noto, per offrire qualcosa di più e forse di meglio: una canzone che ti viene voglia di riascoltare appena finisce. Ditemi voi stessi, sempre che vi vada, se non è così. Le immagini del video di lancio fanno tutt’uno con la melodia e le parole di questo piccolo capolavoro, nato all’ombra della Lanterna, che Fabrizio De André avrebbe probabilmente apprezzato se fosse ancora tra noi. I miei complimenti personali a Beppe, che ammiro da sempre nelle sue diverse anime e sfaccettature sonore; e mi auguro che nonostante questo maledetto virus il cd possa comunque trovare un suo pubblico di estimatori e acquirenti: perché se lo merita. Naturalmente, lo dico ai miei amici giornalisti ma non solo ad essi, se vi piace “Dove tia o vento” magari diffondete, condividete, fate conoscere, parlatene agli amici. Sarà un modo per aiutare Beppe Gambetta che vive di questo lavoro, cioè di musica. PS. Qui di seguito la traduzione del testo genovese in italiano. La Nonna Giò era rimasta sola con i suoi figli il marito era partito senza tornare Lo zio Langin pescava dagli scogli Cillin era emigrato due anni prima voleva aprire una bottega da ferramenta il mare se l’è preso non l’anno più visto Il baule è ritornato con i vestiti buoni E il figlio gli diceva “non pensarci” a Genova cosa ci vuoi tornare Lo so che mi hai lasciato il lume nella scala Ma il mare è nuovamente agitato Li avevano scacciati e la guerra era finita Ma l’erba cattiva nasce in tutti gli angoli Nasce nei filari, sull’erta, è una malattia e sono tornati a luglio, erano in tanti anche Balilla è tornato ed è morto giovane gli hanno sparato che aveva in mano un estintore non abbiamo mai capito se sia servito e come l’erba cattiva torni su E il figlio gli diceva “non pensarci” a Genova cosa ci vuoi tornare Lo so che mi hai lasciato il lume nella scala Ma il mare è nuovamente agitato Oggi non ci parliamo più tra i bicchieri non si respira più ferro né carbone ma sembra che questa città venga giù a pezzi e non c’è neanche più la rivoluzione resta la bellezza che ti continua a rincorrere che ti prende ed un giorno ti farà ritornare bellezza che diventi ancora più bella bellezza non può darti da mangiare E il figlio gli diceva “non pensarci” a Genova cosa ci vuoi tornare Lo so che mi hai lasciato il lume nella scala Ma il mare è nuovamente agitato ed il mare è nuovamente dentro