IO STO CON I COMMERCIANTI

IO STO CON I COMMERCIANTI

Raccontino della notte. Lo dico subito. Io sto con i commercianti. Già sono in ginocchio e come se non bastasse, un giorno potrei ritrovarmeli in Tribunale, sul banco degli imputati accusati di lesioni colpose o, peggio, di omicidio colposo se un loro dipendente si ammala o, peggio, l’invisibile bastardo se lo è portato al cimitero. Nei negozi che frequento sotto e vicino a casa, i commercianti sono rigorosi: ingressi contingentati, distanze di sicurezza, mascherine, guanti, gel per le mani, tutto quello che sappiamo a memoria da sessanta e passa giorni. I commercianti che riapriranno, io li vedo già al lavoro per arrivare in sicurezza (la loro, quella dei dipendenti e di noi clienti) all’appuntamento atteso come la manna dal cielo. Metro in mano, misurano, spostano, ribaltano. E metti l’adesivo per terra e metti il cartello all’ingresso e metti il sanificatore e aggiungi quello e togli quello. E poi sarebbe colpa loro se un dipendente si ammala? Un dipendente che, magari, il Coronavirus lo becca durante il sacrosanto tempo libero? O durante il viaggio da casa al negozio forse su un mezzo pubblico? Così, i commercianti scrupolosi li si vuole affossare. E lo scrive una che con la categoria non è sempre stata tenera. Anzi. Io non ho mai capito l’alzata di scudi contro la chiusura del centro alle auto in determinate fasce orarie. Siamo a Cremona, non a New York. Colpa anche di noi cremonesi che guai a fare due passi. Noi nel negozio a far spesa ci vorremmo entrare con l’auto. Poi, vai a Milano, lasci l’auto nel parcheggio di San Donato, ti fai svariate fermate di metrò, in centro ci arrivi dopo tre quarti d’ora e sei contento come una Pasqua. Mi ricordo la battaglia per la chiusura del cinema Tognazzi. All’improvviso, i cremonesi si sono svegliati. Hanno gridato allo scandalo quelli che al Tognazzi non ci andavano, «perché è in centro e non so dove lasciare l’auto». In centro, a Cremona. E, poi, magari andavano a farsi l’aperitivo al bar di fianco. Oppure, «vado al cinema a Piacenza, a Parma, perché così, intanto, faccio un giro per negozi». Perché, insomma, l’erba del vicino è sempre più verde. Colpa di noi pigroni cremonesi. Ed anche un po’ dei commercianti che non tengono i negozi aperti all’ora di pranzo. Adeguatevi. O d’estate li tengono aperti dalle 15.30 alle 19,30 e ci credo che sono mezzi vuoti. D’estate fa un caldo boia, i cremonesi passano le giornate nelle canottieri, nei centri sportivi. Il giro in centro lo fanno dalle sette di sera in poi. Ed allora, perché i commercianti non aprono alle 18? Gli affari li farebbero. Chi fa così, li fa. Insomma, bisogna un po’ venirsi incontro. Ho divagato. Torno al tema: il rischio dei commercianti di finire sul banco degli imputati. Se dovesse accadere, a patto che abbiano rispettato le regole, io, cronista di giudiziaria (oggi mezza disoccupata) che per mestiere dev’essere super partes, sarò dalla loro parte. Scusate il disturbo.Nb: mi sono regalata una rosa ( nella foto)