MIGRANTI: IL VIAGGIO DELLA SPERANZA CHE FA MORIRE PER FAME

MIGRANTI: IL VIAGGIO DELLA SPERANZA CHE FA MORIRE PER FAME

Bemnet prima di venire in Europa aveva mangiato una sola mela, aveva dodici anni e sua mamma era andata ad Asmara a comprargliela al mercato.Loincontrai a pasqua, all’Isola dei Conigli.Traversare il Sahara durò settimane, mi spiegò. In Libia rimase mesi confinato in un appartamento. Fu caricato su un gommone a fine luglio 2009. Partirono in ottanta. Morirono in settantacinque. Avevano fatto naufragio, in balia delle corrente, in aperto Mar Mediterraneo. Lui aveva diciassette anni. Non mangiò nulla per tre settimane. Bevve urina, la propria e quella altrui. Dopo 22 giorni, intercettati dalla Guardia Costiera Italiana, approdarono a Lampedusa.«I miei amici sono tutti là», mi disse Bemnet indicando il mare davanti. Qualche ora fa a Pozzallo (RG) un ragazzo eritreo appena sbarcato è morto di cachessia, cioè è letteralmente morto di fame. È stato in Libia un anno e sette mesi. Si chiamava Segen. «Una pena enorme – dice il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna – Ieri abbiamo assistito a uno sbarco tragico, abbiamo visto una situazione impressionante di denutrizione non solo nel ragazzo che purtroppo non ce l’ha fatta, ma anche nei suoi compagni di viaggio. Erano tutti pelle e ossa, sembravano usciti dai campi di concentramento nazisti. Gente disperata, malnutrita: è stato terribile. Cinquantotto dei migranti approdati presentavano casi di scabbia e sono già in cura, ma quello che davvero ha lasciato a bocca aperta erano le loro condizioni fisiche: scheletri, uomini, donne e bambini senza un filo di adipe, solo un mucchio di ossa».