NEL CENTENARIO DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE IN RUSSIA

NEL CENTENARIO DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE IN RUSSIA

Io non sto con i vincitori della rivoluzione d’ottobre. Sto con i vinti della rivoluzione di febbraio. Sto con le grandi folle che, a mani nude, affrontarono i cosacchi finchè questi non si stancarono di uccidere i loro fratelli e passarono dalla parte della rivoluzione. Sto con gli operai che si ribellarono ai loro padroni. Con i contadini che occuparono le terre. Con i soldati che rifiutarono di essere vittime di una inutile strage. Ma sto anche con la democrazia della prima e unica votazione libera della storia russa; indegnamente liquidata dalle maledizioni di Trotsky ( “finirete nella pattumiera della storia”) e da una guardia rossa”stanca”di ascoltare le proteste dei deputati. E sto anche con le grandi idee e i grandi sogni dell’ottocento che furono cancellate dalla repressione leniniana: l’idea che l’emancipazione dei lavoratori dovesse essere portata avanti dai dai lavoratori stessi e non da rivoluzionari di professione; l’idea che la forza del processo rivoluzionario dipendesse dalla maturità politica e dal consenso sociale che esprimeva e non dalla debolezza di chi lo contrastava; il rifiuto della violenza come strumento di esercizio del potere; la pace come garanzia essenziale dell’avanzata del movimento operaio. Sto con la sinistra dell’unità nella diversità che aveva visto la grande avanzata dell’internazionale; e non con quella in cui il nemico da abbattere è quello che ti è più vicino. Sto con un’idea di rivoluzione che non coincide con l’ora x della presa del potere ma la con la costruzione, all’interno del sistema attuale, delle istituzioni, dei valori e dei principi che la supereranno. Sto con i vinti di febbraio: i contadini guidati dai socialisti rivoluzionari, l’autogestione operaia, i liberali illuminati come il principe Lvov, i marinai di Kronstadt, i Plechanov e i Martov, gli anarchici, da Kropotkin a Emma Goldmann, arrivati a frotte per vedere la terra promessa ma ben presto e amaramente liberati da questa illusione. Sto con coloro, persone e idee, che sarebbero stati perseguitati prima dagli zaristi e poi, in modo sistematico e definitivo, uccisi, e non solo metaforicamente, dal regime sovietico. Oggi, nessuno li ricorda. Pure, il loro messaggio va preservato, per elementare giustizia storica ma anche ad uso delle future generazioni.