UN PO’ AVEVO RAGIONE SU GIANNINI E LE CINQUE COLONNE

UN PO’ AVEVO RAGIONE SU GIANNINI E LE CINQUE COLONNE

Lo scorso 1° maggio ho scritto e modificato più volte, per non fornire inesattezze o sembrare inutilmente polemico, il post che trovate nel link qui sotto. Osservando le prime pagine di “La Stampa” dopo l’ingaggio del nuovo direttore Massimo Giannini, mi era sembrata curiosa e discutibile, nondimeno legittima, la scelta di fare ogni giorno un titolone su cinque colonne, cioè a tutta pagina, nonostante l’emergenza virus. Dall’interno di quel giornale un bravo collega, Guido Tiberga, mi ha fatto subito notare con un certo puntiglio ironico, fornendo dati sulle prime pagine fatte dal “lockdown” in poi, che tranne rare eccezioni, 6 in tutto, succedeva anche prima, cioè con Molinari direttore, e che quindi niente era cambiato sul piano grafico, dunque editoriale, ma proprio niente, con i Giannini alla guida del quotidiano torinese. Insomma nulla di cui accorgersi, perché le scelte giornalistiche erano esattamente le stesse di prima, all’insegna della continuità storica, tipica di un giornale definito, nell’editoriale di insediamento, “moderno e perbene”. Ho dato retta a Tiberga, non volendo apparire come uno che vuole avere ragione per forza, attenuando il post critico. A quanto sembra, però, avevo ragione anch’io: oggi “La Stampa” ha finalmente ridotto il titolo d’apertura a quattro colonne, peraltro all’indomani della semi-riapertura o “fase 2” che ragionevolmente ha occupato quasi tutte le prime pagine odierne, e sistemato in testata altre notizie. Morale: qualcosa, in effetti, con Giannini sta cambiando, coma accade sempre con l’arrivo del nuovo sceriffo in città. E direi che sia solo l’inizio.