VOGLIAMO TORNARE A SOGNARE QUELLO SCHERMO ENORME CHE RACCONTA DI NOI

VOGLIAMO TORNARE A SOGNARE QUELLO SCHERMO ENORME CHE RACCONTA DI NOI

Trentacinque milioni di incassi e 4,5 milioni di spettatori. Tanto hanno perso durante il lockdown le sale lombarde, mentre le piattaforme come Netflix o Chili guadagnano una quantità mai vista di nuovi abbonati. È vietato (chissà ancora per quanto) andare al cinema, ma vedere i film è permesso. Anzi, mai come ora l’audiovisivo ci accompagna. Cosa sarebbe stata, senza, la quarantena?Il grande schermo arrivava da un 2019 buono e un inizio 2020 straordinario. Si tratta di ripartire urgentemente. Lionello Cerri, con il suo Anteo, non si perde d’animo. Prova a proteggere i suoi 80 collaboratori, progetta un «Drive in» da aggiungere alle arene estive. E avverte: «Se la chiusura delle sale va oltre l’estate, molte non riapriranno più». L’incognita sono i tempi di ripresa e la soglia di investimento necessario a garantire sicurezza. Limiti stretti al numero di biglietti vendibili (si ipotizza un terzo rispetto a prima), sanificazione continua, aria condizionata «ripulita», sedili con rivestimento da cambiare dopo ogni proiezione o persino schermi di plexiglass tra un posto e l’altro? «Su una sala di ottanta posti, ipotesi simili sarebbero preclusive per l’attività», sospira Alberto Massirone, titolare dello storico Centrale di via Torino. Caustico Antonio Sancassani che gestisce il Mexico e (con Domenico Dinoia) il Palestrina: «La gente cerca socialità: se quella manca, perché non guardare i film da casa? – provoca -. Se dobbiamo riaprire a quelle condizioni, per quanto mi riguarda siamo al capolinea». L’accorato appello arriva anche dal Beltrade: «Le riaperture devono essere sostenibili per tutte le sale senza discriminazioni. Servono sostegni; anzi, per gli indipendenti l’aiuto dovrebbe essere assicurato in modo costante, come avviene in Francia, a maggior ragione nei momenti di difficoltà», si scalda una delle titolari, Monica Naldi. Il Beltrade ha creato un canale di video on demand con «biglietto responsabile»: ognuno paga secondo quel che può e desidera. Il Cinemino di via Seneca ha inaugurato una iniziativa analoga: biglietti con validità settimanale per film in streaming. A giorni partiranno poi due piattaforme in grande, una dell’Anteo e l’altra promossa da Lucky Red. L’idea è rivoluzionaria: la sala virtuale. Scegli il cinema dove «andare» e il posto da «occupare», compri online il biglietto e ti godi dal divano il film. Crinale pericoloso, a ben vedere. Le piattaforme consentono di raggiungere maggior pubblico potenziale ma rischiano di incoraggiare l’abitudine a disertare i cinema anche in prospettiva. «Si possono trovare sinergie», prova ad essere ottimista Tommaso Quilleri, esercente di Eliseo, Colosseo e Arlecchino. Il colpo d’ala del camaleontico grande schermo è dietro l’angolo, deve solo trovare la strada giusta. Lo Iulm, guidato da Gianni Canova, ha organizzato per lunedì alle 10 un convegno in streaming e la produttrice Cristiana Mainardi – con Anteo, Fuoricinema e Scuole civiche -, attraverso il neonato progetto «Caro Cinema», chiede di raccontare in un grande affresco collettivo quanto ci manca la magia di quel buio. Il messaggio arriva: «Il cinema resiste, più forte che mai. E non si sogna di mollare».