SARS-COV-2: SU AFFETTI STABILI DECIDE IL SINGOLO NON LE ISTITUZIONI

Nel brevissimo spazio di qualche mese siamo passati dall’appello/elogio della responsabilità delle persone nel rispettare le disposizioni basilari per contrastare la diffusione del virus: isolamento, distanziamento sociale, norme di igiene personale accurata, uso delle mascherine, alla definizione/regolamentazione degliaffetti stabilinei quali non rientrano i rapporti con amici o amiche, come il virus scegliesse di volta in volta la sua vittima. Ogni movimento delle persone ben motivato ed autocertificato all’inizio dell’epidemia, per andare al supermercato o in farmacia, dal giornalaio o dal tabaccaio, si è poi gradualmente esteso, imposto come regola ed obbligo comportamentale da seguire tassativamente, pena sanzioni amministrative e penali, alla sfera delle libertà più intime di ognuno dalle quali le Istituzioni, laiche e confessionali, dovrebbero starsene alla larga. Unaescalationnormativa partorita da misure inique e vessatorie: se si comprende la chiusura di scuole ed università fino al prossimo settembre, in quanto luoghi ad alta frequentazione e dall’impossibile distanziamento, molto meno, si capisce la ripertura dei luoghi di culto, come le Chiese dove il rischio di contatti tra più persone, e tra gli anziani, i più esposti ai contagi, non si può aprioristicamente escludere! Oppure a breve laripartenzadegli Stadi dove, pur se a porte chiuse, torneranno a correre, marcarsi e inevitabilmente pure scontrarsi, 22 calciatori più i cosiddettipanchinari, allenatori, massaggiatori, e staff: difficilmente si potrà rispettare la distanza di un metro e mezzo ed evitare i contatti fisici, a meno di scansarsi… Questo per portare a termine un Campionato di Calcio che è stato già compromesso per i casi di contagiati dichiarati e magari non dichiarati, per il rispetto ai tanti tifosi colpiti dall’infezione, soprattutto al Nord, e per quell’improvvida decisione, presto messa in soffitta: la partita del 19 febbraio scorso a San Siro, presenti migliaia e migliaia di spettatori, tra Atalanta e Valencia. Se è comprensibile il riavvio temperato e sicuro delle attività produttive che direttamente o indirettamente possono essere di supporto alla sfida epocale contro il virus Sars-Cov-2, meno lo è per taluni esercizi, come barbieri e parrucchieri, pub, discoteche, ristoranti, palestre e centri benessere: si possono considerareessenzialiper la vita delle persone, come le farmacie o i laboratori di analisi? Per non dire degli ospedali e dei presidi sanitari sul territorio? Se l’appello/elogio alla responsabilità delle persone che a grande maggioranza non perseguono di farsi del male e di farlo agli altri, se il richiamo continuo alla salute pubblica, alla tutela del benessere psico-fisico di tutti, valgono a giorni alterni per cui vi si ricorre a seconda delle convenienze, delle pressioni più o meno forti che si ricevono e degli interessi superiori ai quali non si può dir di no, ecco che un amico o un’amica non stanno per imposizione del legislatore tra gliaffetti stabili,dei quali il titolare esclusivo è ciascun individuo e non le Istituzioni, laiche e confessionali.