RIAPERTURE? CERCHIAMO DI ESSERE COME NON SIAMO MAI STATI. NON COME ERAVAMO

Saranno le ultime ore di silenzio ovattato quelle che i lombardi vivono, un silenzio a cui, nonostante tutto, ci siamo abituati.Saranno gli ultimi momenti in cui ci si muove poco ed ordinatamente, a parte i pochi casi di supeficiale attenzione e rispetto delle regole che ci sono stati imposte?Saranno gli ultimi sprazzi di solidarietà ed attenzione verso gli altri, nell’esserci fattivamente aiutando un vicino in difficoltà nell’andare a fare la spesa, ad esempio.Saranno le ultime immagini di una Milano con parchi fioriti e puliti, dato che erano chiusi e non frequentati? Da domani pare che tutto cambierà, che la stragrande maggioranza delle attività riprenderà per destarsi da questo incubo, per rimettere in moto l’economia che tanto è stata danneggiata da questo stop forzato.Se da una parte la cosa ha impattato nelle vite di tutti, dall’altra ha mostrato quanto questa tanto rincorsa «normalità», ci abbia sempre portato a condurre una vita che aveva poco il sapore di una vita costruttiva e quanto invece, con i nostri comportamenti, sia stata distrutta dall’individualismo più bieco. Abbiamo avuto per anni occhi ciechi di fronte alla nostra capacità di infierire su tutto, quasi come se il pianeta fosse nostro, quasi come se fossimo in diritto di radere al suolo spazi verdi, di scaricare nei fiumi e nel mare, tutto il letame possibile.Così, senza soffermarci un solo istante a pensare a quanto, di tutte le nostre malefatte, avrebbe poi pagato il conto chi sarebbe arrivato dopo di noi.Abbiamo ridicolizzato, offeso, schernito chi in questi anni ci ha fatto riflettere, sulle responsabilità che abbiamo per quanto accade nelle nostre città, quelle che non accolgono, ma raccolgono il peso della nostra inettitudine. Siamo rimasti sospesi tra progetti da realizzare e tempo per riflettere sulla loro reale importanza.Molti hanno avuto enormi difficoltà perché, restare da soli con se stessi può diventare pesante, guardarsi dentro è impegnativo, costa perché ciò che vediamo potrebbe non piacerci totalmente, potrebbe portarci a cambiare cammino, a dare un calcio alle vecchie abitudini, quelle che abbiamo sempre e da sempre ritenuto corrette, ed il cambiamento si sa, spaventa.Abbiamo rincorso notizie frammentarie, inesatte, incomplete, numeri che si sono susseguiti, persone decedute di cui sappiamo davvero poco. Alcune sicuramente morte a causa del covid-19, altre con il covid19, due cose completamente differenti.Avremo mai le stime esatte di quanto accaduto davvero?Non sono state fatte autopsie, quei corpi sono stati cremati e non potranno raccontare nulla di quanto accaduto.Resta solo il dolore di molte famiglie, lo sgomento per non aver potuto salutare i loro cari, le richieste di compenso per la cremazione, e un sacchetto in cui sono racchiusi pochi indumenti, quelli indossati prima che quella mano invisibile si abbattesse su destini che non sarebbero dovuti essere questi.Però, siamo qui, a contare le ore che ci separano da questa riapertura che tutti attendono, che farà dimenticare velocemente quanto accaduto. Si discute su tutto, molti sostengono che il virus girovagasse indisturbato nelle nostre città da molto prima che ne fossimo messi al corrente.Altri sostengono che tutto sia stato fatto correttamente, poche le assunzioni di responsabilità, molte le critiche, gli scarica barile, il terrore che emerga qualche scomoda verità per la quale, un giorno, si potrebbe essere chiamati in causa ed a cui dover dar di conto.Abbiamo assistito ad uno spettacolo politico squallido, in cui si è alla continua ricerca di consensi, e non importa come, non importa se ad esserne toccati in prima persona saranno, come sempre, i cittadini, quelli con cui ci si riempie la bocca e di cui ci si prende poco cura, basta arrivare alla meta, appoggiare le terga sullo scranno e percepire retribuzioni mensili, che un operaio fa fatica a vedere dopo un anno di duro lavoro… È ancora silenzio, quello che sono certa mancherà tra un po’, quello che non impedisce ai pensieri di fare rumore.Cerco soluzioni perché sono stanca di parole vuote, pronunciate solo per dare spolvero a quella o all’altra bandiera.Qui bisogna capire che è ora di piantarla di trasformare tutto in un colore politico, perché lo stare bene dei cittadini è e diventa lo stare bene della collettività, dell’intera società. Ci siamo arrivati a comprendere che questi giorni di isolamento ci hanno fatto riscoprire il valore della famiglia, dell’ascolto, della condivisione?Intanto che noi facevamo la fila per la spesa, nei supermercati c’è stato chi ha continuato a lavorare per noi.Ecco, queste persone, hanno una famiglia, dei figli, e trovo giusto e doveroso, non abusare del loro lavoro.Trovo giusto che questi lavoratori abbiano la possibilità di dedicarsi anche alle loro famiglie.Lo abbiamo verificato, nessuno è morto di fame in questi giorni di lockdown, allora torniamo a mettere al centro le persone e cerchiamo di fare la spesa in modo intelligente, senza assieparci tutti nei centri commerciali la domenica ad esempio. Molti svolgono lavori a turni, altri smettono di lavorare alle 17ed avrebbero tutto il tempo per provvedere a questa incombenza, evitando di privare della famiglia questi lavoratori. Se ne è parlato molte volte penserete giustamente voi, ma hai visto mai che questa pandemia apra non solo gli occhi ma anche le coscienze di chi decide per le nostre vite?Non diamo la responsabilità solo agli elettori che commettono l’errore di fidarsi e di affidarsi a chi li dovrebbe rappresentare.Troppe volte, nei programmi, di questo o di quel partito, troviamo promesse non mantenute, e questo non dipende certo da chi vota… Arrestiamo la corsa all’introito sproporzionato ed impariamo ad accontentare tutti soprattutto quando in ballo c’è la vita.In questi giorni di silenzio abbiamo imparato anche ad interagire con i bambini, spesso diventati «pacchetti ingombranti» da affidare a maestre d’asilo oppure a tate tuttofare.I videogiochi, i cartoni animati, i cellulari messi loro in mano per riempire i momenti concitati della preparazione della cena, sono stati sostituiti da dialogo, giochi di società, documentari guardati insieme e riscoperta di un ruolo genitoriale ammuffito. Non dimentichiamo l’importanza di questo ruolo, dell’educazione che parte dalla famiglia, luogo in cui getta le basi.Troppo comodo è stato per anni demandare la responsabilità alla scuola ed anche ingiusto. È davvero strana questa ricerca della «normalità» quando invece dovremmo tutti imparare ad essere diversi da come eravamo, perché ripartire e farlo rincorrendo gli stessi errori porta solo a ripristinare situazioni pericolose e prima capiamo questo, e meglio sarà per tutti.C’è una sorta di timore nel tornare alla condizione iniziale, non dettato solo dal timore degli asintomatici che potremmo incontrare, non solo dallo spettacolo squallido delle mascherine e dei guanti abbandonati ovunque, tranne che nei cestini, non solo dalle distanze fisiche da continuare a tenere, ma dalla distanza mentale con cui in molti guardano alla nostra esistenza. Tornare indietro migliorati, con uno spirito differente, con il tenere un comportamento consono apparterrà domani a tutti quelli che hanno scatenato la «caccia all’untore» oppure tutto verrà dimenticato, perché tanto è giusto così?Alla fine questo virus ha insegnato, bisogna solo verificare se questo: «tana, libera tutti» resterà, una decisione assennata, o se si trasformerà, in pochi giorni, nella corsa affannata delle ambulanze che torneranno ad imbarcare pazienti che riempiranno ospedali.Questo è il timore con cui dovremmo ricominciare ad esistere, questo dopo mesi di resistenza, che non devono essere sprecati. E mi interessa poco degli errori commessi, del fatto che ammalati dimessi dalle terapie intensive ma ancora infetti, siamo stati trasportati nelle rsa, dove chiaramente hanno infettato altri ospiti.Ciò che conta è che non accada più, ciò che importa è che chi ricopre ruoli importanti smetta di trattare i cittadini come «carne da macello» facendoli morire soli per inadempienza.È emersa l’importanza della ricerca, del personale infermieristico, dei cervelli costretti a prestare la loro opera altrove.Bisogna tenerci e tenerceli quei cervelli, metterli nella condizione di lavorare e fare sì che il loro lavoro venga riconosciuto come fondamentale. Possiamo fare qualcosa per questo pianeta che ci ospita nonostante noi?La risposta è: sì, anzi abbiamo il dovere di farlo, perché sono certa di poche cose, ma del fatto che la direzione seguita fino ad ora non fosse quella giusta lo sono.Dobbiamo essere come non siamo mai stati, usiamo più biciclette e meno auto ad esempio, smettiamo di fare il tour dei parcheggi alla ricerca del posto più vicino all’ingresso per evitare di fare quattro passi a piedi per tornare all’auto.Evitiamo gli assembramenti davanti alle scuole, quando i bimbi non sono piccoli possono prendere l’autobus oppure essere accompagnati dai nonni pensionati che offrono il piedibus, oppure ancora, recarvisi in compagnia di altri amici a piedi. Stabiliamo un giorno di lavoro da casa, evitiamo traffico, inquinamento, stress psicofisico e miglioriamo le condizioni dell’aria.Impariamo a non gettare schifezze in terra, siamo circondati da cestini, che non sono lì per essere distrutti, e per aumentare le uscite economiche dei comuni per essere ripristinati, ma per essere utilizzati.Con quei soldi si possono fare tante altre cose.Smettiamo di usare detersivi, saponi liquidi, sostanze nocive come se non ci fosse un domani, lo insegnano tutti i parrucchieri che lo shampoo va diluito perché troppo aggressivo per la cute, se usato puro, e che la sua efficacia non è data affatto dal volume di schiuma che poi inzozzera’ i nostri mari. Dimostriamo che quella porta di casa che abbiamo richiuso alle nostre spalle, quando questo orrore finirà, verrà riaperta con una consapevolezza differente, quella che reclamiamo sempre ma che difficilmente usiamo.Sono le ultime ore di silenzio, le sto assaporando tutte e mi auguro che Milano, come tutte le altre città, se pur «malate», continuino a regalarci lo spettacolo della bellezza che ci hanno offerto in questi giorni, quella bellezza che avevamo dimenticato e che dipende da noi. Non annientiamoci, ma torniamo a vivere, di sopravvivenza né abbiamo già avuta molta e non funziona…