STASERA VA IN ONDA “LOVE ME GENDER” CON CHIARA FRANCINI

Stasera su LaF va in onda “Love Me Gender”. Chiara Francini esplora le varie forme dell’amore, in un momento in cui la societa’ corre in avanti e i governi all’indietro. Io, intanto, ho intervistato ChiaraVi lascio qui l’intervista “L’amore? È una schiacciata toscana con la mortadella: qualcosa da mordere con voluttà, con godimento infinito”, dice. E anche la letteratura, per lei, è qualcosa di simile. Leggi le sue pagine, e dopo poco non ci pensi più che è un’attrice che scrive. E che da queste pagine voleva farci un film, e che forse lo farà. Non ci pensi più, perché ti incanti a vagare nel giardino delle sue parole. Ti sorprendi a leggere quegli aggettivi spiazzanti, quelle metafore che “toh! Non ci avevo pensato, ma è proprio così”. Ti perdi nella descrizione di quelle vite folli, sontuosamente imperfette. Maestosamente dissennate, e ferite. Leggi di “calze contenitive color Plasmon”, che ti arrivano addosso in tutta la loro mestizia. O leggi di “dolori piccini, che sempre viola sono”, perché il dolore ha un colore, ed è quel colore lì. E ti immagini quel “palazzaccio romano pregno come una crosta di pane al sugo”. Pieno di gente, di dolori viola e di calze contenitive color Plasmon. E non pensi più che chi le ha scritte, quelle cose, di mestiere fa l’attrice, recitando con toni da minuetto. Sexy con brio, anima goldoniana nella serialità televisiva di oggi. Grandi occhi blu puntati contro la lucetta rossa della telecamera. Non ci pensi più. Perché trovi un romanzo che modella le parole come Pongo. Parole colorate: un girasole di plastica “giallo contento”, la voce di Chiara “color carta da zucchero”. E il suo ragazzo è “il colore della sua felicità”. Non ci sono solo colori, ci sono anche tempi imprevisti. Un personaggio risponde a un buongiorno con “una croma di ritardo”: una croma è un tempo musicale, un poco più di niente. E trovi ogni personaggio grottesco, scombinato, assurdo. Ma senti che ogni personaggio è amato. Li ama tutti, i suoi personaggi, è evidente.“Sì, li amo così come sono, con le loro ferite, con i loro difetti, con la loro umanità”. Il libro si chiama “Mia madre non lo deve sapere”, e sta scalando le classifiche di vendita ovunque. Lei è Chiara Francini, 38 anni, una laurea in italianistica con lode, e poi cinema, teatro, televisione. Ieri, a Firenze, Chiara ha raccontato il suo romanzo, e se stessa, nella prima edizione del festival “La città dei lettori”, che si è concluso ieri a villa Bardini, vista mozzafiato su tutta la città. Fra gli ospiti, Paolo Giordano, autore de “La solitudine dei numeri primi”, Marco Vichi, Paola Zannoner, Elena Stancanelli, Enzo Fileno Carabba e i dodici candidati al premio Strega 2018. Chiara, la sua scrittura è densa di metafore, di invenzioni. Nasce dall’istinto o dallo studio?“Nasce d’istinto! Per me le cose sono così, le calze sono color Plasmon. Non ti sembra di vederle?”. La protagonista del romanzo vive con due padri. Una scelta coraggiosa, da parte della narratrice…“La famiglia, per me, non ha sesso. È un luogo caldo che nutre un bambino. E la vedo in modo più ampio di quella che siamo abituati a considerare ‘famiglia’. Quella che racconto, per esempio, ha tutte le caratteristiche meravigliose della famiglia tradizionale. Anche se qualcuno storcerebbe il naso”. Che tipo di scrittrice è? Che abitudini ha?“Scrivo quasi sempre la mattina, due o tre ore. Finché non mi stanco. Perché penso: se mi stanco io, si stanca anche il lettore. E allora, se mi annoio o perdo l’impeto, meglio smettere!”. Apporta molte correzioni?“Praticamente nessuna. Quando ho finito di scrivere, quello è. Non scrivo una parola in più”. Anche lei si sente ferita, come i personaggi del suo romanzo?“Come no: mi sento ammaccata come una valigia a Fiumicino. E questa cosa mi piace: le cicatrici sono le medaglie della mia vita”. Quali cicatrici?“Delusioni, amori finiti, amicizie tradite. La vita di tutti è costellata di perdite. Per me, la più grande, quella dei miei nonni che mi hanno cresciuta”. La protagonista del suo libro ha “ancora i piedi neri sotto la sottana buona”. Anche lei?“Come no. Ma tutti, credo. Siamo tutti così. E ognuno ha una bizzarria, una stranezza, un segreto. Magari tiene lo stesso maglione col buco da dodici anni, perché solo così si sente bene. Oppure come me tiene l’albero di Natale tutto l’anno”. Quale scrittore ama alla follia?“Potrei dire Gadda: ma sia chiaro che non voglio fare paragoni, se no mi prendo in giro da sola! C’era una volta una Gadda, o la Gadda sul tetto che scotta…”. Scrivere è mettersi a nudo. Lo è anche per lei?“Certamente. È come dire ‘io sono questa, amatemi se volete’. E ritrovare i lettori alle presentazioni è come un tuffo nell’amore”. Il romanzo era nato come soggetto per il cinema. Lo farà?“Penso di sì. Ed è il segno di quanto siamo ancora discriminate: è paradossale che una donna, per poter scrivere un film, debba scrivere un best seller!”. La donna è ancora subalterna all’uomo, nella nostra società?“Molto. La società è ancora profondamente maschilista. Ma se dovesse rinascere, vorrei ancora rinascere donna. Siamo delle creature incredibili e speciali, nonostante partiamo svantaggiate”. Qual è il lavoro da fare?“Dobbiamo continuare ad alfabetizzare il maschio, questa creatura che ancora fatica a comprendere le donne”. Capitolo molestie. Le è mai accaduto?“No. Se lo fossi stata, avrei denunciato subito. Non sono una che si tiene dentro le cose. Soprattutto, non amo gli approcci insinceri. Preferisco che un uomo mi dica le cose chiaramente, perché so come cavarmela con le parole”. Attrice, scrittrice, conduttrice. Perfezionista?“Non mi sono mai concessa di essere pigra. Quando faccio qualcosa, voglio sempre avere la coscienza di avercela messa tutta”. I suoi genitori. Sua madre ha approvato le sue scelte?“Avrebbe immaginato una strada diversa per me, ma se ne è fatta una ragione. È felice che abbia scritto dei libri, e non se ne capacita. Lei, campigiana, mi dice: ‘ma chi te l’ha insegnato? O da dove tu sei venuta?’…”. Suo padre. Con lui, dice, fa “ditino”. Che vuol dire?“Che ancora oggi, come quando ero bambina, indico le cose che voglio, e lui me le prende. In altre parole, sono viziata dall’amore di mio padre, e sono ancora infinitamente figlia”. Nel suo futuro c’è un programma tv su LaF, “Love Me Gender”.“Sì, inizia il 6 giugno. È un viaggio in Italia fra le diverse forme di amore: anche quelle più diverse. Ho incontrato esseri umani meravigliosi, e ho scoperto che in realtà in Italia siamo molto più avanti di quello che crediamo”.