TOPONOMASTICA E POLITICA

TOPONOMASTICA E POLITICA

Nell’occasione del ventesimo anniversario della sua morte sono riemerse, per poi scomparire di nuovo, le proposte di dedicare una via a Bettino Craxi.Non so se questa proposta gli sarebbe piaciuta. L’idea di riabilitazioni postume l’irritava non poco. Così come, più in generale, l’idea che la sua eredità politica e il messaggio della sua vita fossero affidati alle buone ma del tutto strumentali intenzioni di qualcun altro; e che con il socialismo non aveva nulla a che spartire.Per altro verso, la “via toponomastica” era chiusa in partenza. E non per particolare ostilità nei confronti di Craxi. Ma per le regole che la governano. E per lo spirito che la anima.Per quanto riguarda le prime, va ricordato che ad una personalità si può dedicare, di regola, una strada o magari una piazza, solo dopo dieci anni dalla sua morte. E che, a determinare la scelta, non sono soltanto le qualità della persona ma il fatto che, sul suo nome, non sorgano polemiche o controversie di sorta.E, allora, valga a nostra consolazione il fatto (il dato è di circa dieci anni fa, ed è relativo a 101 capoluoghi di provincia) che, tra i politici italiani del dopoguerra, solo tre hanno raggiunto e superato il 50 dei consensi, nell’ordine De Gasperi, Moro ed Einaudi (il primo e il terzo perché “padri della patria”, il secondo perché ucciso; criterio che porterà, tra le personalità straniere, sopra il 50% solo i fratelli Kennedy; poi Martin Luther King e Gandhi con 25 designazioni; 2 per Roosevelt).Sotto il 50%, a scendere, Di Vittorio, 48 e, sotto i 40, Nenni, De Nicola, Pertini, Togliatti, La Malfa, Saragat e, sotto i 20, Berlinguer e Gronchi e democristiani vari sotto i 10.Il senso di tutto questo è che, in assenza di un’autorità nazionale che ci indichi, come in Francia, chi e che cosa meriti di essere ricordato, le nostre autorità comunali vanno sul sicuro. Primo, premiando il passato e astenendosi sul presente. Così l’Italietta (che poi non era affatto male) ricorderà le passate glorie, il Risorgimento e, già che ci siamo, Giordano Bruno e, soprattutto, il 20 settembre. Così il fascismo si limiterà al foro Mussolini e, per il resto, pescherà a piene mani, e con successo, su Crispi, gli eroi e le battaglie della prima guerra mondiale e sul 4 novembre (fino ad includere, caso unico al mondo, un’entrata in guerra, il 24 maggio, nel suo Pantheon); e, con scarsissimo successo, sull’antica Roma. Valori sicuri per rappresentare indirettamente se stesso. Così, infine, la prima repubblica esalterà le sue origini, la Liberazione e la Repubblica, come segno della sua identità e premierà in misura plebiscitaria, i martiri e gli eroi dell’antifascismo (primo Matteotti con 97 “nomination”, appena al di sotto di Garibaldi, Mazzini e Dante, ma sopra Cavour; e poi, a scendere, dalle 91 per Gramsci alle 49 per Gobetti, ai livelli dei massimi esponenti dell’antifascismo come Turati e Sturzo); ma sarà, come abbiamo visto, molto più parca nel “gloriare” i suoi esponenti politici.Per altro verso “andare sul sicuro” è anche un segnale di conformismo. Dove il valore “nazionale” del soggetto premia la sua qualità e la sua originalità. Passi Croce a livelli quasi doppi di quelli di Machiavelli, ma Carducci che distanzia Leopardi, e soprattutto Marconi molto sopra Galilei è una bestemmia.Un clima patriottico e, insieme, consensuale cui si sono adeguate tutte le forze politiche della prima repubblica, come anche la Chiesa: i comunisti non hanno spinto affatto né per Togliatti (salvo a Roma; ma erano gli anni belli del compromesso storico e c’era Andreotti presidente del consiglio) né, sorprendentemente, per Berlinguer. La Dc ha incassato De Gasperi, ma perché era fuori quota e Moro, perché era stato ucciso da “altri”; e non ha preteso altro. La Chiesa ha avuto il Concordato; ma, forse proprio per questo, ci sono appena 11 vie che lo ricordino.Sulla seconda repubblica non abbiamo elementi. Ma pensiamo che, a differenza dei regimi del passato, non abbia alcuna politica toponomastica. Non foss’altro perché fondata sul litigio perpetuo e cattivo; mentre la toponomastica ha bisogno di tranquillità e di consenso.Invitiamo perciò tutti i nostri compagni a desistere da ulteriori tentativi. A meno che il loro obbiettivo sia in realtà quello di vederseli respinti…PS “Ma dove avete presi tutti questi dati“? Li abbiamo presi da un libro di Alberto ed Elisa Benzoni “Le vie dell’Italia: Storia e memoria, cancellazione e oblio nella toponomastica italiana e altrove” edito da Bietti e, oggi, assolutamente introvabile. Speriamo, dunque, al massimo, sui vostri commenti e/o richieste di chiarimenti; ma non sui vostri acquisti.