UN COMUNISTA COL ROLEX

Me lo ricordo benissimo quel sabato pomeriggio di 38 anni fa quando diventai un “comunista col Rolex”. Ero appena stato trasferito a Catania con un incarico importante che aveva comportato il raddoppio del mio stipendio, affitto pagato e auto aziendale. Basta conticini per arrivare a fine mese, basta rateizzazioni sulla mia consunta Bancamericard (la VISA si chiamava così). Avevo lavorato sodo e bene per 7 anni, prima a Milano e poi a Venezia, ed ero stato ricompensato. Quando con la mia ex-moglie entrai nella storica gioielleria Avolio a piazza Università l’idea di tradire i miei ideali di uguaglianza e con essi tutto il proletariato del mondo non mi sfiorò neppure. Con quell’acquisto del tutto voluttuario stavo suggellando la fine di due stagioni faticose della mia vita, non certo la prevaricazione economica o lo sfruttamento. Dopo 38 anni quell’orologio ingombrante, poco preciso e un po’ cafone è ancora al mio polso, a ricordarmi quell’ascensore sociale ed economico che oggi la Sinistra rimpiange a calde lacrime. Perchè è proprio l’assenza di prospettive ad aver trasformato le nuove generazioni in una massa informe e senza speranze, pronte a seguire il primo pifferaio che sappia spararla più grossa degli altri.