IL LATO MIGLIORE

Durante il periodo di clausura imposto dalla pandemia per il Covid-19, molte persone hanno sperato che emergesse il lato migliore della popolazione. Ma quale dovrebbe essere il lato migliore? La bontà? L’altruismo? La considerazione della transitorietà inevitabile della vita? il lato migliore è sempre soggettivo, c’è chi è convinto che amare una persona autorizzi a gonfiarla di botte, a tempestarla di messaggi, di domande, di gelosia, spacciando quel comportamento come dettato dall’amore, mentre è solamente egoismo, possesso. Esistono persone che si privano di tutto, anche della propria vita, per accontentare gli altri, per aiutare gli altri, dimenticandosi di loro stessi, convinti che sia il fine ultimo della loro esistenza, dimenticando l’amore per loro stessi. Forse, tra chi parlava di lato migliore c’erano i pubblicitari, pronti a scatenare la loro vena creativa parlando di squadra, di unità, ma la realtà è stata sotto gli occhi di tutti fin dal primo momento, fin dalle prime notizie, dai primi dubbi. I primi podisti e corridori che, nonostante non si dovesse uscire di casa se non per motivate esigenze mettevano avanti a tutto la loro, di esigenza, garantendo che non avrebbero interagito con alcuna persona, e di contrasto tutti coloro che stavano in finestra, frustrati, e segnalavano chi usciva di casa per andare a comprare un litro di latte, o con scarpe da ginnastica. Il lato migliore è soggettivo, e forse questa situazione ha solamente evidenziato le individualità, le prospettive personali, il fatto che ognuno di noi percepisce come migliori le proprie scelte. Non esistono lati migliori comuni a tutti, c’è chi predica e pratica la non violenza come risposta, e chi invece, seppur non violento, davanti allo stupro di una persona vorrebbe punizioni esemplari. Chi ha torto? Chi ha ragione? È altrettanto violento chi, predicando amore, libertà e pace, biasima pubblicamente chi si comporta in modo diverso dal suo, perché vorrebbe imporre il suo stile di vita, la sua modalità. Il lato migliore non può essere univoco, unilaterale, sarebbe ipocrita pensarlo, imporlo, incensarlo. Ed è per questo che esistono le leggi, per dare delle regole che vadano oltre le individualità, ed anche in questo caso, nel periodo della pandemia, abbiamo avuto esempi di come chi, pensandosi migliore, quelle leggi le infrangeva, per pietismo, per supposta bontà, per esigenza di libertà personale. Non siamo stati in grado di mostrare il lato migliore sotto le bombe, non riusciamo a mostrare un lato migliore generalizzato pur frequentando le stesse chiese, le stesse moschee, ognuno ha il suo credo personale ed inviolabile, ci si autoassolve con una preghiera o con un “che male fa”, e se per alcune persone non si deve toccare neanche Caino, per altre è più importante cercare di salvare Abele. Chi ha ragione e chi torto? Non ci siamo scoperti né migliori né peggiori di prima, siamo sempre uguali, forse addirittura più deboli, perché siamo stati messi di fronte alle nostre paure, a noi stessi, davanti ad uno specchio che, per qualche tempo, non sono stati gli altri ma noi, proprio noi, e siamo stati costretti ad essere giudici dei nostri giorni. Non andrebbe cercato il lato migliore di tutti, ma solamente delle persone a noi vicine, della gente con cui stiamo in contatto, dovrebbero essere ricercate le affinità, e se si trovano delle differenze non cercare di correggerle a tutti i costi, perché il cambiamento parte sempre da noi stessi. Ed anche questa è una considerazione che non deve essere necessariamente condivisa.