UN TEMPO PADOAN PROPONEVA IL SERVIZIO NAZIONALE DEL LAVORO

LA PROPOSTA DEL SERVIZIO NAZIONALE DEL LAVORO QuestoServiziodovrebbe imperniarsi su unorganismo pubblico, articolato a livello nazionale e regionale, digoverno unitariodel mercato del lavoro, che riunisca tutte le funzioni di intervento pubblico su tale mercato, tra cui in primo luogo il collocamento. Tale organismo dovrebbe corrispondere a tempo indeterminato (cioè fino al collocamento avvenuto) una retribuzione decorosa atutti coloro che ne facciano richiesta e si dichiarino disponibili a soddisfare alcune condizioni: Per le prime due condizioni ci si riferisce ad attività abbastanza omogenee alla qualifica professionale del lavoratore e in un ambito territoriale definito (ad esempio tenendo conto del tempo di trasporto dei mezzi pubblici dall’abitazione del lavoratore al luogo di lavoro) salvo scelta diversa da parte dello stesso lavoratore. All’interno di questoServizio per il lavoroandrebbe ricondotta la gestione delle varie forme di Cassa integrazione guadagni opportunamente riformata e cioè alla funzione, che le è propria, di sostegno del reddito dei soli lavoratoritemporaneamentesospesi dal lavoro (abolendo la distinzione tra Cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga) Per i lavoratori per i quali non si prevede un reinserimento a orario pieno nell’attività produttiva dell’azienda si dovrebbe istituire unaCassa per l’impiego mobile del lavoro: il lavoratore passerebbe alle dipendenze degli organi del servizio (risolvendo il rapporto di lavoro con l’impresa) ottenendo a tempo indeterminato (fino a collocamento avvenuto) una retribuzione pari a quella della Cassa integrazione e sottostando alle condizioni dette prima. Le forme di utilizzo dei lavoratori all’interno del Serviziopossono essere principalmente due: – Collocamento a tempo determinato(qualche mese) sia presso operatori privati che operatori pubblici per un utilizzo flessibile della manodopera per esigenze temporanee delle imprese, ad es. punte di produzione stagionale ecc. (nel rispetto della natura pubblica del Servizio per il lavoro) – L’impiego in tutte quelle attività cheal momento datonon sono oggetto sul mercato di una offerta e di una domanda effettiva (esempio: recupero terre incolte con interventi al servizio delle Comunità montane) ma soprattutto l’impegno su vasta scala per realizzare servizi sociali nuovi e migliorare quelli esistenti ponendo i lavoratori a disposizione degli Enti locali, liberando per questi ultimi risorse per investimenti e l’acquisto di beni e servizi infine l’impiego nelle Amministrazioni pubbliche per avviare processi di rinnovamento e ammodernamento che elevino la produttività del settore. In sostanzaIl Servizio nazionale per il lavororiassorbendo al suo interno tutti gli interventi pubblici sul mercato del lavoro, consentirebbe di sostituire , attraverso ilSALARIO MINIMO GARANTITOe laCASSA PER L’IMPIEGO MOBILE DELLAVORO,tutte le attuali forme di sostegno diretto o indiretto del reddito del reddito dei disoccupati Si potrebbe eliminare SUBITO l’attuale regime dell’indennità di disoccupazione e l’uso improprio che viene fatto della Cassa Integrazione Guadagni e rendere man mano superflua una parte delle pensioni (di invalidità soprattutto) e buona parte dei trasferimenti alle imprese che finiscono spesso per essere utilizzati per ripianare le perdite aziendali. Si avrebbe così una specie di autofinanziamento delServizio,certamente parziale ma comunque di notevole dimensione. Per il resto lo Stato potrebbe ricorrere a contributi a carico delle imprese e dei lavoratori, che già oggi cofinanziano la Cassa integrazione e la Cassa per l’impiego mobile del lavoro, oltre che all’imposizione fiscale (una parte di quella che già è pagata, senza ulteriori aggravi) dato il vantaggio verso alla collettività nel suo insieme con questa rete di protezione creata per tutti i cittadini, che cerchino lavoro. Questa proposta del Servizio scaturisce dall’idea chela disoccupazione è destinata sempre più a diventare strutturale e non sarà riassorbibile nemmeno con tassi di crescita del PIL che, tra l’altro per ora non esistono. Ormai le politiche keynesiane non sono sufficienti a consentire il riassorbimento della disoccupazione, sono importanti ma non bastano più Questa proposta e la considerazione finale fanno parte di una serie di interventi pubblicati dai QUADERNI N.63 e 64 del gennaio –giugno 1980 e n67 e 68 del giugno-settembre 1981 della RIVISTA TRIMESTRALE editi da Boringhieri e in cui un gruppo di studiosi presentava una analisi e una proposta articolata sui temi del mercato e del lavoro da parte di un gruppo di studiosi di area di sinistra (allora in quel campo c’era ancora, ed erano molti, qualcuno che pensava). La proposta che fu fatta e che suscitò un largo dibattito allora ma fu anche in parte un po’ snobbata aveva una nome suggestivo:AFFERRARE PROTEO Se la si guarda con gli occhi di oggi dopo ben 34 anni e si osserva ciò che nel frattempo (non) è accaduto in questo come in molti altri campi si comprendono molte cose: – L’incapacità o la mancanza di volontà politica di una classe dirigente, in senso lato (politica, imprenditoriale, sindacale innanzitutto) di affrontare con la necessaria lungimiranza questi temi della trasformazione e dei rapporti tra programmazione e mercato del lavoro (e anche altri contenuti in quello studio che mi appassionò molto) – La distanza abissale tra la capacità d’analisi e di formazione dei gruppi dirigenti che c’era all’interno dei tanto bistrattati partiti di allora Uno di quegli allora giovani appassionati economisti e studiosi si chiamaPier CarloPadoan, il nuovo Ministro dell’Economia a cui Renzi avrebbe preferito un politico, magari di quelli nuovi, freschi e pieni di entusiasmo, e si spera di idee. Forza allora caro Ministro ritiri fuori quelle analisi e quelle proposte, pur con i necessari adattamenti, magari in accordo col neo Ministro del lavoro. Immagino che non le sarà facile operare con un personaggio un po’ parvenu, almeno nel campo delle idee di fondo che servono per risolvere i problemi, con il neo Capo del Governo. Ci provi, almeno lei, e se non ci sarà spazio per il suo lavoro potrà sempre fare un passo indietro in attesa di tempi ( e governi) migliori.