ENRICO PANINI, VICE SINDACO DI NAPOLI: “ABBIAMO TRASFORMATO LA NOSTRA CITTA’ IN UN LABORATORIO CULTURALE”

“A Napoli abbiamo lanciato un nuovo modello di governo locale, perché siamo riusciti in condizioni difficili a sostenere la società, la creatività e la solidarietà, a trasformare, con il sindaco Luigi De Magistris, la città in un laboratorio culturale, ad avere una grande partecipazione della gente, a chiudere le porte alla corruzione e all’intreccio tra politica e affari, facendo ritornare il sorriso ai nostri cittadini”, ha detto ad “Avgi” Enrico Panini, il vice sindaco di Napoli, che parteciperà al convegno per le autonomie locali “Le grandi sfide sociali e le risposte alternative degli enti locali: L’esperienza greca ed europea”, che organizza l’Istituto “Nikos Poulantzas” dal 6 al 7 Marzo nello spazio Sputnik. -Com’è la situazione oggi nella città di Napoli?A Napoli è stata presentata con particolare intensità e prima che nel resto dell’Italia la liquidazione del sistema tradizionale dei partiti. Alle elezioni comunali del 2011 si è presentato Luigi De Magistris, che era un outsider, anche se era stato eletto eurodeputato con oltre 500.000 voti, secondo solo a Silvio Berlusconi. Era un magistrato ben conosciuto per le sue indagini sui rapporti tra politica e malaffare, per le quali fu espulso dalla giustizia.È sceso in campo nelle elezioni ed ha affrontato i potenti candidati del Partito democratico e del Centrodestra. Non aveva un partito che lo sostenesse, ma con una grande mobilitazione popolare è riuscito ad essere eletto sindaco al secondo turno. La stessa cosa è successa con la sua rielezione quando lo scontro era ancora più grande, e con la crisi economica aggravata. È stato rieletto con il sostegno di varie liste della società civile, come consentito dalla nostra legge elettorale, per riconquistare il comune, senza soldi per la campagna elettorale e senza il sostegno di nessun partito. De Magistris è stato sostenuto dalla sinistra più “determinata” fino ai moderati del centro e i Verdi, su un programma ben concreto. -Come avete gestito un comune sull’orlo della bancarotta?Quando De Magistris è diventato sindaco è iniziata la crisi economica del Comune di Napoli, perché ha ereditato nel 2011 un bilancio dalla precedente amministrazione comunale che presentava un surplus di 110 milioni, mentre con la chiusura dell’esercizio ha registrato un deficit di 850 milioni, perché negli anni precedenti la giunta comunale del Centrosinistra della Jervolino gonfiava i bilanci con entrate inesistenti per avere il diritto di spendere per coprire bisogni reali.Ha valutato cosa sarebbe accaduto se il Comune di Napoli sarebbe arrivato in stato di fallimento, cosa che avrebbe aperto un processo amministrativo complesso con lo Stato, con conseguenze imprevedibili per i cittadini, a cominciare dal divieto del consiglio comunale di prendere le decisioni. De Magistris ha reagito a questo e ha provocato una rottura nel consiglio comunale sostituendo l’assessore dell’economia che aveva sostenuto questa posizione. De Magistris per la prima volta, ha fatto emergere le debolezze economiche dei comuni dell’Italia del Sud come un problema nazionale. Anche quando l’economia andava bene, i comuni non potevano gestire le loro entrate, per esempio dalla raccolta dei rifiuti, dalla tassa di proprietà e dalle entrate per le multe stradali, con le conseguenze di essere trasformati in bombe ad orologeria per i comuni, i territori e i cittadini. La determinazione di De Magistris fece sì che il governo Monti adottasse misure speciali per i comuni in pericolo di bancarotta.A livello politico, c’è stata una grande vittoria, ma in pratica i governi italiani stanno perseguendo politiche sbagliate verso i governi locali, perché ogni anno aumentano i tagli agli enti locali. Il comune di Napoli dal 2011 al 2019 ha perso dal oltre 1 miliardo di euro di entrate statali, una somma astronomica per il comune e per servizi ai cittadini. Degli 8.000 comuni dell’Italia più di 300 sono sull’orlo del fallimento, dei quali l’80% si trovano nel Sud Italia e riguardano anche grandi città come Napoli, Catania, Messina, Reggio Calabria, Cosenza, Catanzaro ed altre. La giunta comunale di De Magistris non si era limitata ad una gestione finanziaria come “un buon padre di famiglia”, spendendo solo ciò che c’era, ma è andato ad una gestione del comune basandosi ai nostri valori democratici e costituzionali. -Avete difeso i cosiddetti “beni comuni”… Ad esempio, con il referendum sull’acqua, i cittadini hanno deciso che l’acqua non deve appartenere ai privati, ma ad enti pubblici. Napoli è l’unica città in Italia che dopo il referendum ha preso l’acqua dall’azienda privata e l’ha ceduta ad una “società speciale”, che secondo la legge italiana equivale ad un ufficio del comune di Napoli. Nel 2012, abbiamo affrontato il problema dei contratti di lavoro per almeno 200 educatori negli asili nel comune perché era vietata la loro assunzione dal Regolamento delle spese del personale. Abbiamo assunto le persone necessarie perché la nostra costituzione afferma che l’istruzione è “un bene unico” ed è un “bene primario”, dicendo in pratica che non possono chiudere le scuole quando non c’è personale per la formazione. Nonostante il divieto di legge, abbiamo assunto più di 200 insegnanti per assicurare il funzionamento degli asili nido e delle scuole. C’è stata una grande emozione nel comune quando la Corte dei Conti ci ha dato ragione dicendo che la nostra costituzione permetteva le assunzioni degli insegnanti. -Cosa è successo alle occupazioni a Napoli?Noi non siamo ragionieri o economisti che diciamo che se ci sono le risorse disponibili allora facciamo delle cose. Noi diciamo che facciamo ciò che la costituzione impone. Ci sono diversi edifici nel Comune di Napoli che sono stati occupati da vari collettivi, che stanno facendo cose importanti nella loro zona, principalmente nel campo culturale e della solidarietà. Noi abbiamo riconosciuto che questi edifici non dovrebbero essere messi sul mercato, con affitti del mercato, ma abbiamo deciso di consentire il loro uso sociale per attività importanti a beneficio dei cittadini e della società locale. Oggi, circa dieci edifici nel comune funzionano con questi criteri, che abbiamo chiamato “edifici comuni” ed “edifici collettivi”. Non abbiamo affrontato il problema come ragionieri, ma come politici che si muovono basandosi sulla costituzione. -Cosa significa che il porto di Napoli è aperto? Nella ricca Italia settentrionale, se un sindaco dice di accettare gli immigrati iniziano le proteste razziste. Perché nella povera Napoli questo non succede?Perché Napoli è una città profondamente democratica, e quando chi la gestisce interpreta i nostri valori democratici e costituzionali quotidianamente, e non solo a parole, rafforza i livelli di coscienza e di responsabilità dei cittadini.Quando Salvini aveva annunciato che i porti italiani erano chiusi, solo un minuto dopo il sindaco di Napoli ha detto che il porto di Napoli non sarebbe mai stato chiuso, perché i porti rispettavano le antiche leggi del mare, che sono la solidarietà e il soccorso/ l’ aiuto, e che i porti rispettano la costituzione.Quando poche settimane fa avevano bloccato una nave della Sea Watch a Malta, dove avevano vietato lo sbarco degli immigrati, era iniziato un processo diplomatico con molte dichiarazioni sbagliate dal governo italiano. Il sindaco di Napoli mi ha mandato a Malta per dire al capitano della nave della Sea Watch “vieni a Napoli, perché vi accetteremo come vi spetta”. Allo stesso tempo, dal sito del comune di Napoli, abbiamo chiesto ai cittadini che cosa possono offrire e abbiamo ottenuto una risposta straordinaria.Nel giro di poche ore 6.000 persone di Napoli e della sua regione, ma anche dal Nord Italia e dalla Sardegna, hanno dichiarato che le loro case erano aperte per accogliere i migranti. Medici e infermieri si sono dichiarati disponibili ad aiutare, dai contributi dei cittadini sono stati raccolti in poco tempo 140.000 euro e 400 imbarcazioni hanno dichiarato che erano pronte di portare gli immigrati dall’alto mare a Napoli. Brillavano i nostri occhi dalla solidarietà della gente. Salvini alza il dito sul povero immigrato nero, dicendo che è il nostro nemico, scatenando una guerra tra i poveri. A Napoli, la nostra gente è solidale con gli immigrati e con tutti. -Come sono i servizi in un comune senza risorse?Il nostro comune non ha soldi, ma ha umanità e valori. De Magistris ha preso una città che era famosa nel mondo per la sua spazzatura. Sette anni più tardi, abbiamo una città pulita piena di turisti, la spazzatura è scomparsa rompendo l’intreccio con le organizzazioni malavitose, chiudendo i rapporti stretti del comune con molte aziende e cooperative che gestivano il ciclo dei rifiuti, rafforzando una società del comune, che rispetta le leggi e le regole, iniziando con il suo personale. Abbiamo buttato fuori dalla gestione dei rifiuti ogni traccia di irregolarità, salvaguardando solo l’interesse dei cittadini.Probabilmente abbiamo fatto dei miracoli per quando riguarda i servizi sociali, il sostegno dei bambini, le donne che subiscono la violenza, le persone della terza età che non sono autosufficienti e sono senza aiuto. Con le reti dei volontari abbiamo fatto molte cose anche nel quadro ristretto delle nostre capacità finanziarie. A livello culturale, viviamo il rinascimento della città, come si vede dai turisti che la visitano e dal sorriso dei napoletani, che è tornato, dopo tanti anni sulle loro labbra. L’intervista di Argiris Panagopoulos è stata pubblicata sul giornale di SYRIZA “Avgi” Domenica 3 Marzo 2019.