UNBELIEVABLE: CACCIA ALLO STUPRATORE SERIALE, 8 PUNTATE SU NETFLIX

UNBELIEVABLE: CACCIA ALLO STUPRATORE SERIALE, 8 PUNTATE SU NETFLIX

SI CHIAMA “UNBELIEVABLE”, MA PURTROPPO È TUTTO VERISSIMOCACCIA ALLO STUPRATORE SERIALE: 8 PUNTATE SU NETFLIX “Unbelievable” è una parola inglese: vuol dire incredibile, difficile da credere, ma anche pazzesco, assurdo, allucinante. Direi che tutti i significati valgano per la serie omonima che si può vedere su Netflix. Io me l’ero persa, come molti altri immagino, l’amico Alberto Pasquale me l’ha segnalata, e ora non riesco a staccarmi. Sono otto episodi, di circa 45-50 minuti l’uno, ispirati naturalmente a una storia vera, drammaticamente vera. Alla base della serie, scritta da Susannah Grant (“Eric Brockovich”) e diretta da Lisa Chodolenko (“I ragazzi stanno bene”), c’è un articolo che vinse il Pulitzer: “An Unbelievable Story of Rape” di T. Christian Miller e Ken Armstrong, poi diventato un libro-reportage dal titolo “A False Report”.“Rape” come stupro: e infatti si parte nel 2008, a Lynnwood, nello Stato di Washington, con una ragazza poco più che adolescente, Marie Adler, che viene violentata per quattro ore da uno sconosciuto mascherato introdottosi nottetempo nella sua stanza. Marie ha una storia familiare a pezzi, è fragile, insicura, umorale, pasticciona, non si fida di nessuno, ma denuncia l’abuso alla polizia. Non l’avesse mai fatto: estenuata da interrogatori martellanti, anche umilianti, più visite mediche e tutto il resto, si contraddice, alla fine nega addirittura il fatto e a quel punto, nella riprovazione morale degli amici, le arriva anche una denuncia per falsa testimonianza.Intanto nel Colorado due detective di distretti diversi sono alle prese con strani casi di stupro. Karen Duvall, sposata e con figli, ha un atteggiamento più morbido e compassionevole, sa come far parlare le vittime; Grace Rasmussen, single, è una tosta, un po’ maschiaccio, che tira fuori volentieri la pistola. All’inizio non si prendono, ma presto capiscono che le modalità degli abusi di cui si occupano sono simili. L’uomo è abile, lucido, rituale, sa come non lasciare tracce di Dna: scommettiamo che anche il caso di Marie porta a lui?La serie ricostruisce, appunto in otto episodi, quella caccia allo stupratore, annodando via via gli indizi che portarono, nel 2011, all’arresto dello stupratore seriale (un ex militare sicuro di farla franca). Cambiano i nomi dei protagonisti e alcune situazioni, ma il cuore delle indagini è rispettato alla lettera; dentro uno stile secco, pure ruvido, senza effetti cromatici, poca musica, insomma non da “poliziesco” classico, con una calda attenzione al fattore umano, anche uno sguardo squisitamente femminile sull’atroce vicenda (psicologie, caratteristiche fisiche delle vittime, maschilismi, ipocrisie, stigmi sociali).Se la giovane Kaitly Dever incarna la contraddittoria Marie, sopraffatta dagli eventi fino ad apparire quasi una bugiarda mitomane, le veterane Merritt Wever e Toni Collette sono le due poliziotte, cioè Karen e Grace, così diverse nel look e nella pratica investigativa eppure capaci di unire le forze per catturare l’infame. Le doppiano benissimo, nella versione non in inglese, Francesca Fiorentini e Roberta Pellini.