LA FURIA POPOLARE E LA TUTELA DEL PASSATO

Accade che la furia popolare in certe situazioni si rivolga contro le statue del passato e voglia abbatterle.Ma chi ha compiti di direzione e responsabilità politica non può assecondare questa furia o peggio incitarla, perché rimuovere il passato è come creare un vuoto su cui non si costruirà nulla, né il futuro e neppure la consapevolezza degli orrori, delle infamie e delle tragedie.Tutelare il passato significa poterlo criticare e trarre spunto per provare a non ripetere gli errori o almeno stabilire analogie e connessioni con il presente che servano a capire e a cercare la strada più giusta. Certo questo non esclude che, sempre nella storia, ci siano stati e ci siano momenti che esprimono una tale volontà di cambiamento e di rottura con il passato da scagliarsi contro le statue di dittatori -Mussolini, Stalin, Saddam Hussein, ecc- e i simboli del regime che si vuole abbattere.È accaduto e continuerà ad accadere e in parte è comprensibile e persino giusto.Tuttavia, se a questa carica distruttrice si dovesse trovare una soluzione meno distruttiva, per evitare che certe figure abominevoli del passato e meritevoli di condanna senza appello debbano continuare a dominarci dall’alto dei loro monumenti negli spazi pubblici, forse, si dovrebbe puntare ad una musealizzazione delle statue e dei simboli per conservare la memoria critica di ciò che comunque appartiene alla storia umana. A proposito della furia popolare, mi ha sempre colpito la vicenda della distruzione della biblioteca di Alessandria, la più grande e ricca biblioteca del mondo antico. Quanto a Churchill e Montanelli, l’unica cosa che viene da dire è giù le mani dai grandi.Peccato che, a destra, nessuno abbia detto la stessa cosa quando all’Est si sono distrutte le statue di Karl Marx, uno dei più grandi pensatori moderni, che con lo stalinismo aveva nulla a che vedere. Più a livello locale, in Toscana, la giunta di destra in carica a Portoferraio fino a non molto tempo fa aveva deciso di togliere l’intitolazione di una piazza all’anarchico Pietro Gori che in Toscana spese gran parte del suo impegno a promuovere gli ideali di liberazione delle classi oppresse.Prima di concludere il mio mandato intendo celebrare al meglio la sua memoria.