UNA STRANA AMICIZIA SENZA MAI VEDERSI (FINO A IERI)

UNA STRANA AMICIZIA SENZA MAI VEDERSI (FINO A IERI)

Durante i mesi di lockdown, da sconosciute, hanno chiacchierato al telefono per ore. Francesca Mangano era una delle volontarie che si sono offerte per dare assistenza da remoto agli anziani delle case popolari, particolarmente soli. Ornella Consoli, 74 anni, due figli lontani e l’amatissimo marito Cesare perso da poco, tappata tra le mura dell’appartamento a Baggio, aspettava le sue frequenti chiamate. Pian piano ha preso confidenza. “Ci somigliamo ed è diventata mia amica”, si lascia andare. Da quando ha potuto uscire di casa, aveva il grande desiderio di conoscere “sul serio” Francesca. Qualche giorno fa si sono date appuntamento su una panchina in fondo a viale Forze Armate. “L’ho riconosciuta subito, ha messo il cappotto rosso uguale al mio quando mi sono fidanzata”, ride vedendola Ornella.Le mette una mano sulla spalla e le dice grazie.“Io ero abituata ad uscire tutti i giorni, con la scusa della spesa. Vivo dentro 60 metri quadrati in un palazzone dove non ci si parla molto, mi son sentita morire quando hanno annunciato che con questo lockdown non si poteva più mettere il naso fuori. Hanno chiuso persino il cimitero”, racconta. La volontaria la striglia: “All’inizio diceva che il covid non esiste e che lei sarebbe uscita lo stesso perché tanto non gliene importava niente, che è già diabetica e reduce da tumore e sorda da un orecchio e non aveva paura. Ho dovuto litigarci ore al telefono per fare in modo che si prendesse cura di sè”. Ornella la guarda con riconoscenza: “Francesca è tale e quale a me da giovane. Energica, io spaccavo le pietre, anche nel mio lavoro di contabile”.Col marito Cesare, scomparso da poco, stavano insieme da 51 anni: “Mi adorava, modestamente. Fingevo di fare come voleva ma in verità comandavo sempre io, andavamo d’accordo per quello”, scherza autoironica. Per il fidanzamento, tantissimi anni fa, lei che era cresciuta in una casa popolare a San Siro si era fatta confezionare dalla sarta “un costosissimo cappottino rosso”. Anche se era estate, ha cominciato a piovere a dirotto poco prima della cerimonia, rovinandolo tutto. “Scommetto che Francesca per il nostro incontro alla panchina si è vestita di rosso in onore di quello che le avevo raccontato”, si entusiasma. Basta poco per fare sentire chi ci sta di fronte, almeno un po’ importante. Annuisce la volontaria, impegnatissima tra il lavoro (consulenza per le onlus) e la commissione Pari opportunità del Comune con cui collabora. Da Palazzo Marino, l’assessore alle Politiche sociali Gabriele Rabaiotti non si stanca di ringraziare il minuscolo esercito dei dieci volontari che si sono prodigati per gli anziani delle case popolari, nei duri mesi di lockdown. “Ci sono attività che non fanno clamore ma alleviano lo stato di incertezza, paura e isolamento che grava sulle persone più fragili – dice l’assessore -. Le case popolari devono diventare luogo di attenzione e cura particolare, non fosse altro perché sono gli edifici più popolosi. Nei mesi del coronavirus tanti volontari anche giovani si sono avvicinati a queste realtà per dare una mano. La cosa non può che farmi un enorme piacere”.