LIBANO, SITUAZIONE DRAMMATICA

Sul mercato nero libanese stamattina un dollaro è stato scambiato per 6000 lire, oltre il 75% in più rispetto al cambio ufficiale di ottobre scorso (1:1500). I prezzi dei beni alimentari di prima necessità sono aumentati del 50/60% dallo scorso febbraio. Un kg di pollo ad un esercizio di Bourj Hammoud tre mesi fa costava 13mila lire, ora siamo a 58mila. Gran parte dei mutui da pagare sono denominati in dollari, gran parte degli stipendi e i salari dei dipendenti pubblici sono corrisposti in lire. La Banca centrale sta cercando di immettere dollari nel sistema e di accordarsi con i cambia valute ufficiali per attestare il nuovo cambio a 1:3200 ma le cose non sono facili, la fiducia è a zero, erosa ulteriormente dalle limitazioni ai prelievi. Il paese ha già dichiarato un default per non essere riuscita a pagare un eurobond da 1,2 miliardi, ed è in complessa trattativa per un bail out o simili. Il centro di ricerca Information International cita poi alcuni dati forniti dalla polizia locale, che parlano di un aumento sostanzioso di diverse fattispecie di reato: rispetto ai primi mesi del 2019 sarebbero raddoppiati gli omicidi (+55%) e i furti di auto, mentre le rapine sarebbero aumentate del 20%. Un rapporto del WFP riferisce che circa il 50% dei libanesi, nonché il 65% dei profughi palestinesi e il 75% dei profughi siriani in Libano avranno serie difficoltà a reperire cibo a sufficienza per il prossimo mese. La classe media non esiste più, qualunque famiglia che vi appartenesse o che riesca a tenervi ancora un piede oggi ha qualche parente stretto con problemi seri a pagare le spese, a vivere con un margine di serenità. Secondo il FMI entro fine anno più della metà della popolazione rischia di finire sotto la soglia di povertà relativa, il 30% sotto quella assoluta. Dopo la fine della guerra civile il Libano ha passato anni non proprio sereni: ha fatto i conti con l’occupazione da parte di eserciti stranieri, con una ricostruzione schizofrenica e sofferta, col periodo dei semi espropri per i progetti di Solidere, col capitalismo predatorio al suo climax, con bombardamenti anche recenti, due guerre con Israele, invasioni continue del proprio spazio aereo da parte dei jet di Tel Aviv, gli anni degli attentati a partire da quello che uccise Hariri, gli spillover della guerra in Siria (con la guerra tra bab al tabbeneh e jabal mohsen a Tripoli, un conflitto siriano in scala ridotta), l’afflusso di un numero incredibile di profughi siriani – 1,5 milioni, che si aggiungevano ai 500mila palestinesi, in un paese che ha 5 milioni di abitanti ed è esteso esattamente come l’Abruzzo -, crisi istituzionali in serie, spaventose concentrazioni di ricchezza, mafie, la mancanza di una rete elettrica efficiente, vuoti di governo, vuoti legislativi e tanto altro. Mai, però, si è arrivati a questo punto, con una pandemia sullo sfondo e un governo che è destinato nuovamente a saltare, con tutto ciò che ne conseguirà. Se esce da qui, può uscire da qualunque situazione. Il quadro però è senza precedenti da almeno 30 anni, su questo non ci sono più dubbi.