CINEMA E COCKTAIL 25 ASSENZIO

“’Assenzio… è l’afrodisiaco del Dio. La fatina verde che vive nell’Assenzio, vuole la vostra anima… Ma con me sarete al sicuro” ma in originale il testo è leggermente differente Absinthe is the aphrodisiac of the self (or of the soul). The green fairy who lives in theabsinthe wants your soul. But you are safe with me. (Gary Oldman, ovvero Dracula, a Winona Ryder in “Dracula di Bram Stoker”, 1992, di Francis Ford Coppola, in sottofondo una musica conturbante di Wojciech Kilar) distillato ad alta gradazione alcolica all’aroma di anice composto da semi di finocchio selvatico, semi di anice verde, fiori e foglie dell’ assenzio maggiore (artemisia di absinthum), issopo (tujone), badiana, radici di angelica, coriandolo, camomilla, veronica, menta, scorza di limone, scorza di arancio, resina di mirra, vaniglia… La “fatina verde” adorata da Oscar Wilde, una Trilly da 60° e oltre, minacciata, perseguitata e linciata per quasi cento anni, come depravata droga travestita da liquore, simbolo stesso del diavolo, e dunque bersaglio prediletto dell’odio proibizionista puritano, adesso è ormai riabilitata in quasi tutti i paesi del mondo (e alcuni come Spagna e Portogallo, pur abituati alla caccia alle streghe, non l’hanno mai proibita) e in Italia dal 1990 (per decisione di Andreotti…). Negli Stati Uniti è stato proibito nel 1915 forse per intralcio, a basso costo, non come l’oppio, allosforzo bellico, ma dal 2007 è di nuovo legale. Le componenti allucinogene o lisergiche di questo cocktail di erbe e magie varie non sono, infatti, più presenti o pericolose di qualunque altradroga alcoolica, del magico vino per esempio che tanto l’ha colpevolizzata, perché merce estremamente concorrenziale, ma nei vecchi libri di cocktail l’assenzio era sparito. Versare 3cl di assenzio in un bicchiere. Porre sul bicchiere un cucchiaio forato con una zolletta di zucchero sopra, e scioglierla con acqua ghiacciata. L’acqua deve cadere molto lentamente, rendendo l’assenzio lattiginoso. Aggiungere acqua da 3 a 5 parti di acqua per ogni parte di assenzio. Il cinema, arte scapigliata e bohemienne per eccellenza, ama l’assenzio, e anche Hollywood, purché si beva fuori dai confini (almeno dal 1915 fino al 2007) e lo si ammanti di umori infernali. Ha un posto eroticamente centrale, infatti, nei film ambientati tra gli artisti o i criminali estremi, in Francia o a Londra, alla fine dell’800, primo tra tutti in “Total Eclipse”- Poeti dall’inferno, il film su Arthur Rimbaud, il poeta maledetto, e sulla storia d’amore giovanile con Paul Verlaine, diretto dalla cineasta polacca Agnieszka Holland nel 1995, con l’imberbe Leonardo DiCaprio e il barbuto David Thewlis. In “Dorian Gray” di Oliver Parker, del 2009, sembra un innocuo Pernod, bevuto in un bicchiere troppo grande, mentre una carrellata vittoriana lo scopre e lo inquadra, avulso, in mezzo ai ritratti del giovane eternamente bello, l’attore Ben Barner che lo pregusta. Nel francese “Liquorice” (2012-2020), di Natalie Biblè, che è una “Abshynte Production”, film di lunghissima gestazione e non ancora uscito nelle sale, si beve ad occhi chiusi in un altrettanto bel bicchierone, dopo aver sgretolato la zolletta di zucchero, proprio come nel Dracula, ha retrogusto lesbico e aspetta Kate Franch, la protagonista, nuda nel bagno, sul bordo della vasca (tutto è immerso nei filtri verdi, come fossimo in Re-Animator). Almeno a giudicare dai trailer. Non può mancare in “Moulin Rouge” (2001), il long drink kitch multicolorato di Buz Lurhman con Nicole Kidman, e una ‘fatina verde’ molto sexy, interpretata dalla star pop Kilie Minogue, che invita al sesso subito un assembramento di avventori trasognati, ma attenzione alla composizione della bevanda, ereticamente flambé, che potrebbe davvero nuocere alla salute. Anche in “La vera storia di Jack lo squartatore” (2001), in originale “From Hell” di Albert Hughes, la preparazione flambé, del tutto scorretta, di Johnny Depp, l’ispettore Frederick Abberline che insegue l’imprendibile serial killer, vuole convincerci dei super poteri allucinogeni di una bevanda che conterrebbe perfino gocce proibite di veleno, perché senza un super assenzio il criminale non verrà mai smascherato. In ‘Eurotrip’ (2002) commedia teenager di Jeff Schaffer e Alec Berg, un gruppo di studenti americani in gita europea senza rete, vanno in discoteca e provano l’assenzio, che in Usa è ancora illegale (come gli alcolici, a quella età) e ballano poi tutta la notte come se avessero preso l’estasi. Dicono dinon sentire assolutamente nulla. Ma lo dicono tra di loro e anche a un ‘fatino verde’ con i baffi che svolazza tra di loro e che li asseconda: “Questo assenzio non mi ha fatto un cacchio di niente, èuna vera puttanata!”. I registi, imitando Hitchcock, mettono una luce nei bicchieri per far risaltare di più il colore verde smeraldo. Si potrebbe consigliare il film per un raduno leghista, senon fosse che, anche qui, la preparazione è sballata e potrebbe peggiorare qualcuna di quelle strutture mentali già a rischio. Nel 2004 – sempre in epoca proibizionista – si beve direttamentedalla bottiglia nel congestionato horror “Van Hesling”, di Stephen Sommers, e naturalmente siamo in Transilvania, se no….. La cosa più interessante è che un assai più coraggioso Walt Disney ci introduce alle deliziedell’assenzio già nel 1962, grazie a Fred McMurray (protagonista di “La fiamma del peccato”, dunque un abitué dell’illegalità cruenta). In “Ok Parigi!” (in originale Bon Voyage) commedia molto divertente di James Neilson, candidata agli oscar per i costumi e per il sonoro, prodotta da Walt in persona, McMurray fa l’idraulico dell’Indiana che porta tutta la famiglia, moglie e tre figli, in vacanza e durante un party resta folgorato dalla bontà dell’assenzio, servito correttamente dai camerieri in minuscoli bicchierini che lui, americano del middle, non può esimersi dal versare in un unico grosso bicchierone. L’America vede le cose in grande e così le vedrà presto Mister Willards, ma dal basso (del pavimento dove precipita) in alto. Il cinema muto segnala l’importanza e il successo popolare dell’assenzio fin dal 1908. Come si vede in “L’heritage de la vieille fille” di Ferdinand Zucca , produzione Pathé, nella scena del bistrò, quando il cameriere lo serve a tre clienti aggiungendo acqua gelata ma senza rito, come fosse un Pastis. Anche il cinema americano conserva tracce (moraliste) di assenzio in un cortometraggio (12′) edificante del 1913 con Sadie Weston e Glen White, “Absinthe” della Gem Motion Picture Company, ambientato tra i pittori parigini dell’avanguardia, non tutti capaci di gestire la passione sfrenata per la bevanda dai poteri allucinogeni. Il protagonista rischia così di perdere il lavoro, la moglie e gli amici e di diventare un assassino e un derelitto se non si accorgesse in tempo, grazie a una allucinazione profetica provocata dall’assenzio, che deve farla finita definitivamente col bere. C’è perfino un intervento divino: la statua di una santa che in chiesa prende vita e lo benedice. E unprimo piano improvviso e imprevedibile che ci mostra Glen White fissare il bicchiere verde che lo sta sensualmente ipnotizzando. Come al solito è una regista a trattare per primo di assenzio e di come è pericoloso. La franceseAlice Guy Blaché nel 1899 firma il corto “La Bonne Absinthe”. Un cliente si siede al bar, all’aperto, e ordina assenzio mentre legge il giornale, ma non si accorge dell’effetto che fa il suo bicchiere mal miscelato e va in escadescenze. Il cameriere dovrà usare il sifone del seltz per calmarlo e cacciarlo….