“Mi hanno fatto 100mila euro di multa per Chatgpt” | Questa è l’unica cosa che non puoi fare con l’Intelligenza Artificiale: vai in galera
Chatgpt-Foto-di-Matheus-Bertelli-da-Pexels-Alganews.it
Ci sono casi in cui l’uso della tecnologia supera il limite consentito e si rischia grosso: ecco quando chiedere a ChatGpt può tramutarsi in un reato grave con conseguenze penali molto importanti.
L’intelligenza artificiale sta dominando ogni ambito della nostra quotidianità: suggerisce cosa comprare online, scrive testi, crea immagini ed elabora persino musica di ogni genere.
Si tratta, indubbiamente, di uno strumento potente che può semplificare la vita, ma che può diventare molto pericoloso se usato nel modo sbagliato e senza controllo.
Attualmente, infatti, il confine tra creatività e illegalità è sempre più sottile, soprattutto quando si parla di contenuti generati digitalmente. Se da un lato l’IA apre nuove possibilità, dall’altro espone a rischi enormi, come la diffusione di immagini false e manipolate.
In Italia un particolare episodio ha riacceso il dibattito su quanto sia urgente fissare limiti precisi sull’uso dell’intelligenza artificiale, un’innovazione che corre più veloce delle leggi.
Quando l’intelligenza artificiale diventa pericolosa e si commettono reati
Le nuove piattaforme di AI permettono di creare immagini e video realistici in pochi secondi. Basta una descrizione testuale per ottenere risultati difficili da distinguere da una fotografia vera. Ed è proprio questa capacità a rendere l’Intelligenza Artificiale un’arma a doppio taglio. Se usata per manipolare volti, creare immagini o video falsi spacciati per reali si entra nel campo del reato.
In Italia, la legge considera illegale anche la semplice creazione di immagini usate per scopi illeciti che ritraggono persone non reali. Chi le produce o le conserva rischia pene severe, perché il danno non è solo virtuale: la diffusione di questi contenuti alimenta un mercato criminale e normalizza comportamenti pericolosi. Le forze dell’ordine stanno potenziando gli strumenti di indagine digitale per riuscire a bloccare la generazione incontrollata di immagini e video di questo tipo.

Chatgpt: il caso di Venezia e l’arresto del 52enne
L’episodio che ha scosso l’opinione pubblica è accaduto a Venezia. La Polizia di Stato, insieme al Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica, ha arrestato un uomo di 52 anni accusato di aver creato immagini pedopornografiche con l’intelligenza artificiale. L’indagine è partita da una segnalazione internazionale per la tutela dei minori. Gli agenti hanno tracciato le connessioni fino alla casa del sospettato e, dopo la perquisizione, hanno trovato un computer sul quale erano installati programmi avanzati di generazione d’immagini.
All’interno dei dispositivi sequestrati c’erano centinaia di file illegali: oltre 900 immagini create digitalmente ma così realistiche da sembrare vere. Gli investigatori hanno spiegato che si tratta di una nuova frontiera del crimine informatico, difficile da individuare ma severamente punita a livello penale.
