LUCIANO VINCENZONI: QUANDO UN INCONTRO IN ITALIA TI CAMBIAVA LA VITA

LUCIANO VINCENZONI: QUANDO UN INCONTRO IN ITALIA TI CAMBIAVA LA VITA

Anche nel mondo della cultura e del cinema, le cose non quadrano più. Mentre un tempo bastava poco per sognare. E arrivare al successo. Sembra preistoria. Parliamo invece di 50 anni fa. Sabato sera ,nel corso di una delle più riuscite edizioni di Primo Piano sull’autore, la manifestazione sul cinema italiano  di Assisi , prende la parola Lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni. Gambe malferme ma lucidità mentale ancora viva, Vincenzoni è li per parlare di Vittorio Gassman,  a cui l’edizione è dedicata. Ma il giorno prima è morto Dino De Laurentiis. E Luciano  lo ricorda attraverso il loro primo incontro . In breve. Da Treviso Vincenzoni arriva a Roma con il sogno di diventare sceneggiatore. Ma i primi tempi vive di alti e bassi. Scrive soggetti e mangia poco. Poi i soldi finiscono.  E un giorno gli rimangono mille lire dell’epoca in tasca. Mangiare o andare da Dino De Laurentiis, che attraverso la propria segretaria fino ad allora  si è sempre fatto negare? Vincenzoni sceglie: prende un taxi per dirigersi negli studi De Laurentiis. Il tassametro segna 1400 lire. ‘Aspetti qui’, dice al tassista. E con gli stratagemmi della disperazione arriva al cospetto del grande produttore. ‘Hai un quarto d’ora di tempo per dirmi cosa vuoi’, gli dice perentorio il produttore. Vincenzoni racconta dei sette soggetti che ha scritto. Dopo due ore, De Laurentiis, si rivolge al suo ragioniere.  ” Quanto hai in cassa?”.” Due milioni.”, la risposta .”Dalli a questo ragazzo e fagli firmare un contratto d’esclusiva. Per noi”. Sette capolavori del nostro cinema: da ‘la grande guerra’ a ‘Il gobbo’, passando per ‘I due nemici’. Vincenzoni esce dagli studi con i rotoli di banconote nelle tasche. Salda il debito con il tassista e lo invita a pranzo nel ristorante migliore della zona. Da quel giorno la sua vita cambierà per sempre. Penso ai tanti giovani pieni di idee, passione, sogni, voglia di sacrificarsi. 50 anni dopo per loro è tutto vano. Oggi merito e bravura non bastano. Anzi, non servono.  Meglio la disponibilità sessuale, atteggiamenti di bassissimo profilo, moralità sotto le scarpe. Meglio non pensare, insomma. Eppure 50 anni dopo  è arrivato il momento di tornare a quella Italia lì. Quando sognare era un diritto. Quando realizzare onestamente i propri desideri  era la norma e non l’eccezione. Quando  i soldi servivano a pagare  le idee e non, come oggi e negli ultimi venti anni, a rubarti l’anima, la dignità, il corpo. Offrendoti  in cambio un posto da velina o da dirigente senza personalità. Teste di legno di un Paese che però finalmente, da qualche tempo,  è tornato ad avere sete. Tanta sete.  Di cultura, meritocrazia, pulizia morale. nella foto, a sinistra Luciano Vincenzoni.