BOTTOM ON THE GROUND

Dicevano che per battere l’Isis bisognava combatterli Bottom on the ground, scarponi a terra, rischiando la morte per i propri soldati. Gliunici che lo hanno fatto sono stati i curdi dell’Iraq e quelli del Rojava, così chiamano la zona della Siria dove vivono, che in questi giorni nella battaglia dov’è morto l’italiano Lorenzo Orsetti hanno preso Baghuz, ultima roccaforte dell’Isis in Siria. I curdi del Rojava scarponi a terra non hanno solo combattuto, ma costruito di pari passo uno stato libero e democratico con una delle costituzioni più avanzate al mondo che concede alle donne, anche loro tra i combattenti, gli stessi diritti degli uomini in territori dove nessuna donna li ha. Ma la guerra dei curdi del Rojava non finisce con la liberazione di Baghuz. Hanno un nuovo nemico, il dittatore della Turchia Erdogan che ha già invaso la cittadina di Afrin in territorio curdo-siriano non accettando che ai confini turchi ci sia un’entità curda libera e democratica. Sarà una vergogna se l’Occidente, Stati Uniti in testa, dichiarandosi soddisfatto della sconfitta dell’Isis abbandonerà i curdi del Rojava lasciandoli soli a fronteggiare il dittatore Erdogan che ai suoi ordini ha uno degli eserciti più armati al mondo.