COSÌ TESTORI PROVAVA L’ATTUALITÀ DEI PROMESSI SPOSI

I“Promessi sposi alla prova”è uno spettacolo teatrale diGiovanni Testori (1923-1993)in scena al Teatro Parenti fino al 7 aprile 2019. E’ interessante e anchedivertente. Per alcune genali battute direi perfino moltodivertente, almeno il primo atto, che dura ben due ore (passano senza che ve ne accorgiate). Un vero capolavoro di ironia e di finezza,complimentia Testori. C’è un terzo atto di un’ora, di cui vi dirò alla fine. Quel “alla prova” (sul pronome dimostrativo “quel” si ragiona per i 10 minuti iniziali, non dimentichiamo che è la prima parola del romanzo), è riferitosia al tentativo teatrale del mettere in scena il romanzo, sia al rapporto critico con la modernità.Testori adora Manzoni, si identifica come lui con Lucia, ma si rende conto che il romanzo ha bisogno di una riverniciata, per cui presenta la famigliola, il trio Lucia, Renzo e mamma Agnese (la simpaticissima Carlina Torta) più in una versione romantico-contemporanea che tipicamente manzoniana. Renzo è la vera sorpresa.Intanto è interpretato da un giovaneFilippo Lai,la cui presenza scenica è degna dell’Actor studio’s. Le battute più comiche sono le sue, Testori ne fa uno sfigatissimo ragazzo dei giorni nostri: non solo non può trombare causa l’assoluta purezza immacolatissima e verginissima di Lucia, ma gli si impedisce il matrimonio che finalmente avrebbe risolto il problema dei suoi “bruciori”, è oppresso dal signorotto del Paese, che oltretutto vuole portarsi a letto la sposa, deve scappare, mettere a rischio la sua libertà e financo la vita in una Milano notevolmente abbruttita, alle prese con la peste, le rivolte, la fame, le spie, gli spagnoli. Di bello c’è solo il duomo. Alla fine vince, ma intanto si è sviluppata una immane tragedia collettiva. Ecco,Testori legge i Promessi sposi in chiave di tragedia.La Storia, con la S maiuscola, è tragedia immane. Ci si sottrae perché fortunati, o grazie alla Provvidenza, tertium non datur.La vittima vera non sarà lui, la vittima designata, per eccellenza, la più vittima delle vittime, è suor Gertude, morta vivente, seppellita nella sua tombra ben prima di lasciare questo mondo. Poco sviluppata la personalità del Cardinal Federigo,Manzoni ne fece un santo, cosa che oggettivamente non era come non lo era san Carlo Borromeo suo cugino, un feroce inquisitore.Testori è più prudente e lascia ambedue sullo sfondo.