MATTEO GARRONE, RE DEL CINEMA ITALIANO È UN EX PITTORE E REGISTA PER GIOCO

MATTEO GARRONE, RE DEL CINEMA ITALIANO È UN EX PITTORE E REGISTA PER GIOCO

Nove. Avete letto bene, nove. Miglior film, miglior regia, miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura. Fotografia, scenografia, montaggio, trucco, suono. Era Mercoledì 27 Marzo, e Carlo Conti non se la finiva più di chiamarlo sul palcoscenico, insieme ovviamente all’ospite di turno che di volta in volta gli consegnava la statuetta. E il sorriso di Matteo Garrone diventava ogni volta più carico di orgoglio, ogni volta più consapevole. “Dogman” la pellicola che gli ha regalato questo trionfo, e già ce lo immaginiamo, questo giovanotto non più proprio “in erba” aggirarsi per le strade della capitale felice come una Pasqua per la sua ultima impresa andata a buon fine.Classe 1968, figlio d’arte, dopo essersi diplomato al liceo artistico si butta a capofitto nel cinema, previa una breve parentesi come pittore a tempo pieno. E quando la classe non è acqua, i risultati non tardano ad arrivare: era il 1996 quando prendeva fra le mani il suo primo premio, un Sacher d’Oro – il premio a cui ambivano gli autori che prendevano parte al Sacher Festival di Nanni Moretti – per il cortometraggio “Silhouette”, divenuto in seguito uno dei tre episodi del suo primo lungometraggio, “Terra di Mezzo”. Ma è nel 2002 che arriva la svolta, quando con “L’imbalsamatore” si aggiudica i plausi della critica con il suo primo David di Donatello per la sceneggiatura. Una svolta che ne comporta un’altra, poiché con un miglior budget a disposizione può permettersi di avviare una ricerca formale ed estetica cui prima non poteva ambire. La passione per la pittura e per le immagini si fonde con il suo cinema: una poetica nuova, destinata a diventare il marchio di fabbrica delle sue pellicole.Ma dovranno passare altri sei anni perché anche il grande pubblico si accorga della sua esistenza, e sarà “Gomorra” a segnare questo ulteriore salto. Tratto dal libro inchiesta di Roberto Saviano, il film sbanca a Cannes portandosi a casa il Grand Prix della Giuria, ottiene riconoscimenti agli European Film Awards e poi anche una nomination ai Golden Globe. E in effetti, se ancora oggi allo sprovveduto di turno che chiede “Garrone chi?”, si tende a rispondere “Garrone, quello di Gomorra!” un motivo c’è.E in tutto questo trionfo di pellicole e successi il regista romano ha avuto anche il tempo per sposarsi e avere un figlio: si chiama Nunzia de Stefano la donna che gli ha dato Nicola, oggi decenne, e l’aveva conosciuta a Scampia ai tempi di “Gomorra”. Lei, ex artista circense, era di Sant’Antimo e veniva da una famiglia di ben otto figli. Lui, come in tutte le favole, l’aveva portata via da quella realtà e di lì a poco era diventato uno dei registi più famosi d’Italia. Ma “vissero felici e contenti” è una locuzione che si legge solo nelle favole, e visto che in questa sede è la realtà quella che si racconta, sembra che la storia non sia durata e che oggi la bella ex artista circense, in barba al suo principe azzurro, si stia cimentando come regista nella sua prima opera.Ma vita privata o meno, di Garrone sentiremo parlare ancora per molto: sono iniziate in questi giorni le riprese di “Pinocchio”, con Benigni che dal ruolo del burattino è passato a quello del padre Geppetto, Gigi Proietti nei panni di un insolito Mangiafuoco e Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini nei panni del Gatto e la Volpe.Una pellicola, all’indomani dell’ultimo grande successo, carica di aspettative, e se pensiamo che l’acclamato autore ha iniziato a fare il regista quasi per caso, fa sorridere quanto talvolta il destino ci veda lungo:“Ho cominciato a fare il regista per gioco. Un giorno, Marco Onorato venne da me e mi disse: “Mi è avanzata della pellicola. Ti va di girare qualcosa?”. Avevo guadagnato e messo da parte dei soldi. Ho detto: “Perché no?””(Intervista di Nicola Mirenzi per Huffingtonpost)