LA RABBIA E L’ODIO A TORRE MAURA

LA RABBIA E L’ODIO A TORRE MAURA

LA RABBIA E L’ODIO si sono manifestate con le proteste per l’arrivo di alcune famiglie rom in una struttura di accoglienza di via dei Codirossoni a Torre Maura nella periferia di Roma. A scendere in strada alcune decine di abitanti fomentati da esponenti di Forza Nuova e CasaPound. Durante la protesta sono stati incendiati tre cassonetti dei rifiuti e bloccata la consegna dei pasti all’interno della struttura. I panini poi sono stati schiacciati dai manifestanti sul marciapiede.Sul posto la polizia. Secondo quanto si è appreso, le famiglie sono state poi trasferite dal Centro d’accoglienza di via Toraldo a Torre AngelaSulla questione oltre alla sindaca Raggi che condanna in modo fermo ma non riesce ad impedire la dispersione delle famiglie rom in altri campi, arriva la denuncia ferma dimonsignor Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare del settore Roma Est e presidente della Fondazione Caritas di Roma: una protesta “disumana” e “particolarmente odiosa” perché tocca anche mamme con bambini. Strumentalizzata dai gruppi “più facinorosi” con “un retroterra culturale di odio razziale”, che mirano “ad esasperare le tensioni sociali”. Cosi’ il vescovo commenta la rivolta di ieri sera degli abitanti del quartiere Torre Maura, aizzata dai militanti di Casapound e Forza nuova, contro il trasferimento di 70 persone rom, tra cui 33 bambini e 22 donne, nel centro di accoglienza di proprietà del Comune di Roma, in via dei Codirossoni. “La situazione di Torre Maura e’ la stessa di diversi quartieri della periferia di Roma – afferma monsignor Palmieri -dove i tentativi di integrazione, in particolare dei rom, sono resi particolarmente difficili da un tessuto sociale gia’ molto provato. Ci sono cittadini romani che si trovano in seria difficolta’ nel dover gestire l’ordinarieta’ della vita, le relazioni all’interno del quartiere, la ricerca del lavoro”. Secondo il vescovo “da una parte l’accoglienza doveva essere preparata. Dall’altra non bisogna dimenticare che la protesta e’ opera di alcuni facinorosi” che hanno “approfittato della situazione con una protesta disumana che tocca mamme con bambini. Questo la rende particolarmente odiosa”. Anche se, precisa, non avrebbero presa sulla cittadinanza “se si lavorasse veramente e pienamente per favorire l’integrazione” e “fosse possibile intervenire con decisione sulle sacche piu’ problematiche delle nostre periferie”. Altrimenti “questo diventa il brodo di cultura in cui i gruppi di facinorosi hanno la meglio, pretendendo di imporre le loro leggi”. La diocesi di Roma invita percio’ a “riprendere il dialogo con le istituzioni e i cittadini. Cercare di far sentire alle persone che abitano questi territori che il loro grido viene preso in considerazione, che ci sono risposte concrete. Contemporaneamente lavorare per una integrazione possibile”.