ELEZIONI POLITICHE ISRAELIANE. IL PAESE A UNA SVOLTA?

ELEZIONI POLITICHE ISRAELIANE. IL PAESE A UNA SVOLTA?

Rettilineo finale per le politiche israeliane che si terranno martedì 9 aprile. Quella che avrebbe dovuto essere una tornata elettorale relativamente semplice si sta rivelando un ostacolo molto più ostico del previsto per il premier israeliano Netanyahu. L’antagonista di turno si chiama Benny Gantz, un ex capo di stato maggiore dell’esercito. Come i suoi predecessori, anche Gantz ha creato un partito dal nulla basandosi su un elettorato centrista che cerca un’alternativa credibile ad un primo ministro che si porta sul groppone enormi problemi politici e giudiziari. I sondaggi danno i due schieramenti politici molto vicini, ma l’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che la veridicità di uno strumento che prima sembrava infallibile è diventato un labile punto di riferimento. I motivi principali di questo ridimensionamento sono sostanzialmente quattro: Una soglia di sbarramento del 3.25% che pone molti partiti in bilico fra l’essere eletti o no. Vale a dire un possibile spreco di voti di circa il 10% dei seggi a disposizione. La percentuale dei votanti, più sarà bassa e più dovrebbe aiutare il nuovo schieramento. Il numero degli indecisi che avranno un peso fondamentale sui risultati. Le risposte dei  partecipanti ai sondaggi che molte volte non rispecchiano le loro vere opinioni. Bibi, come sempre,  può contare su uno zoccolo duro dell’elettorato che lo voterà in ogni caso, non importa quali siano stati i risultati della sua ultima legislatura. Ma anche se non dovesse risultare il partito con il maggior numero dei 120 seggi che compongono la Knesset, il parlamento israeliano, è quasi sicurò che riceverà per primo il mandato di formare un governo dato che, secondo i sondaggi, il blocco dei partiti di destra risulta maggioritario. Netanyahu governa il paese ininterrottamente da oltre dieci anni, da tredici se si tiene conto di un ulteriore legislatura sotto la sua conduzione nel  periodo 1996-99. Per capire il segreto di questa sua longevità bisogna affrontare la realtà nella maniera più obiettiva possibile e cercare di elencare sia gli elementi a favore che quelli a sfavore del controverso premier israeliano. Fra i pro vanno enumerati  la sua politica estera che ha ampliato enormemente le sfere d’influenza del paese. Oltre a Trump e Putin, Bibi è in ottimi contatti con numerosi paesi dell’islam sunnita, ha appena ricevuto in visita ufficiale il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, e anche molti canali di paesi africani che prima erano ostili allo stato ebraico si stanno riaprendo. Anche l’Asia è diventata da tempo un partner commerciale e politico di tutto rispetto.L’economia è forte e stabile, il tasso di disoccupazione si aggira attorno al 4% e in generale il tenore di vita dell’israeliano medio è aumentato. I lati negativi della conduzione decennale di Bibi alla guida del paese sono altrettanto significanti. Bibi ha diversi capi di corruzione e abuso d’ufficio che pendono sulla sua testa, il suo continuo tergiversare non gli ha permesso di affrontare e risolvere almeno in parte il problema palestinese. Nella striscia di Gaza Hammas tiene praticamente in ostaggio tutto il sud israeliano e detta le regole del gioco, sparando razzi sapendo di uscirne indenne visti i fragili accordi di non belligeranza che regolano la regione. La sua sopravvivenza politica è legata ai continui capi d’accusa che pendono sul suo capo. La strategia attuale è quella di attaccare su tutti i fronti le più alte cariche dello stato: presidente del repubblica, potere giudiziario, polizia, mass media. In questo caso gli eccessi comportamentali di Bibi hanno attraversato da tempo le soglie della paranoia.  Ma più di tutto l’atmosfera del paese è diventata inquinata oltre ogni limite e il premier israeliano non fa che gettare benzina sul fuoco per allargare un divario ancora sopportabile in un baratro troppo  profondo da poter esser ricolmato. E’ con questi presupposti che il paese si presenterà alle urne fra pochi giorni. Si andrà a votare fra la voglia del nuovo e la paura del cambiamento.