SIMONE CONOSCE E ESERCITA LA LIBERTÀ. CHE DIO LO BENEDICA
Guidavo verso Roma e ripensavo alla storia del giovane Simone alle prese con quel figuro di Casapound (o era Forza nuova?) a Tor Bella Monaca. Pensierini veloci. E ho cominciato a chiedermi cosa ha colpito così prepotentemente le coscienze di tante persone perché in fondo Simone ha detto solo cose di buon senso, che non si può discriminare un’etnia, che è facile prendersela con i più deboli, che nessuno deve essere lasciato indietro, che questa storia del “prima gli italiani” è una cagata pazzesca, eccetera eccetera. Ovvio che a colpire è stato il contesto. Il ragazzino di 15 anni che a testa alta espone le sue opinioni in mezzo a un manipolo di esagitati tutti uniti dalla febbre della caccia al Rom. Poi ho capito. Il punto è, io credo, che Simone ha lasciato tutti stupefatti (a cominciare dal figuro di Forza Nuova (o era Casapound?) che le ha prese 6/0 6/0, perchè ci ha messo sotto gli occhi un limpido esercizio di libertà. Ha fatto buon uso, e pieno, di quella facoltà che in pura teoria è concessa a noi tutti e cioè di dire esporre liberamente e senza timidezze il proprio punto di vista. Simone conosce e esercita la libertà. Cosa non da poco, soprattutto a 15 anni e se lo si fa in un ambiente in cui appaiono dominanti alcuni tratti identitari di gruppo: fascisti, braccia tese, bomber, tatuaggi Dux e crani pelati. E lui ha detto: a me non me ne frega niente se voi avete il cranio pelato e fate il saluto romano, io la penso diversamente. Anzi, testuale : “Almeno io penso”. Simone si è tranquillamente contrapposto a un gruppo compatto per pensieri e modo di fare andando sparato controcorrente proprio nel momento in cui il figuro Di Casapound (o era Forza Nuova?) gli faceva notare che lì, in quell’assembramento, tutti la pensavano allo stesso modo. “Sei l’unico che la pensa così”. Si è presentato come il granello di sabbia in grado di far saltare il meccanismo del riconoscimento identitario di gruppo che oggi domina incontrastato il mercato delle opinioni. Io appartengo al tal gruppo e quindi la penso così. Non il contrario, che sarebbe ragionevole; io la penso così e quindi mi riconosco nella tale forza politica. Ma a questa libertà e a questo schema molti ( a sinistra come a destra) non sono più abituati. Oggi (come in passato) funziona in questo modo. Prima viene il tratto identitario e poi il contenuto del pensiero. Meccanismo riconoscibile in tutti i fenomeni di segno autoritario. La linea non si discute e se la discuti sei un marziano, non un soggetto che esprime liberamente opinioni. Il fascismo, il nazismo, lo stalinismo, il comunismo della rivoluzione culturale cinese, e cento altre forme di prepotenza autoritaria il cui scopo è, appunto, negare l’esercizio della libertà di pensiero, offrivano un segno chiaro e violento di affermazione identitaria, prima che politica. In fondo non è mica una coincidenza se oggi sono al governo due forze con forti segni caratteristici a cui non è possibile derogare pena l’espulsione. Un 5 Stelle che esprimesse qualche timido dubbio sulla priorità assoluta dell’onestà in politica come primo fiore all’occhiello del movimento, o coltivasse il dissenso critico come abituale sistema di partecipazione, verrebbe (e viene ) scaraventato giù per le scale. Un leghista che si mettesse a smontare semanticamente quella minchiata del “prima gli italiani” finirebbe rapidamente nel ghetto dei reprobi. Ecco dunque il punto. Simone non è nemmeno il guastafeste di una manifestazione demenziale. E’ solo un ragazzo libero, che dio lo benedica.
