ARGENTINA: MACRI IMPEDISCE VOLO UMANITARIO PER RIENTRO VENEZUELANI

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE A BUENOS AIRES Dovevano rientrare il 12 aprile scorso a Caracas con un volo umanitario. Ma quei 90 cittadini venezuelani – tra i quali anziani, disabili e bambini – sono rimasti bloccati a Buenos Aires, perché il governo argentino non ha autorizzato l’atterraggio dell’aereo.L’episodio ha prodotto un incidente diplomatico e la protesta del ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza, sia attraverso i canali ufficiali, sia nelle reti sociali. Sul sito ufficiale della presidenza del Venezuela e su Twitter, Arreaza ha sottolineato come il diniego abbia violato i diritti umani dei suoi concittadini, molti dei quali in situazione di indigenza, impedendogli di fatto di rientrare nel proprio paese.Il volo faceva parte delPlan Vuelta a la Patria(ritorno in patria), creato nell’agosto del 2018 per aiutare i venezuelani che, dopo essere espatriati a causa della crisi economica, non sono riusciti a inserirsi nel tessuto sociale dei paesi di destinazione (spesso colpiti anch’essi dalla crisi e dall’inflazione, come la stessa Argentina). O addirittura si sono ritrovati in condizioni di povertà o indigenza, vittime di sfruttamento lavorativo o xenofobia, impossibilitati a mantenersi, men che meno a mandare aiuti alle famiglie rimaste in patria. Senza soldi per un biglietto aereo e senza nemmeno la prospettiva di un ritorno.Vuelta a la Patriaè un ponte aereo e terrestre per il rimpatrio volontario (nella foto, un imbarco). Dal momento del lancio, secondo fonti governative venezuelane, ha riportato nel paese circa 12mila persone da vari paesi latinoamericani e caraibici. Provvedimento umanitario o propaganda politica? Se non altro testimonia la presa in carico, da parte dello stato, dei propri cittadini vulnerabili. Per i quali, nel progetto migratorio, ipush factor(ovvero i fattori che spingono a uscire dal proprio paese) erano più forti deipull factor(attrazione esercitata dal paese di destinazione). Dopo i primi tempi, in cui accogliere l’esule venezuelano era motivo di propaganda politica e di guerra mediatica al regime di Maduro, i paesi sudamericani hanno chiuso le porte. I venezuelani sono respinti alla frontiera dalla Colombia, dove – per ragioni di prossimità – è più forte la pressione migratoria, oltretutto da parte dei più poveri, che non possono permettersi un biglietto aereo. Recentemente si è fatta difficile la situazione in Ecuador, dove si sono verificati episodi di discriminazione, dopo il caso di una ragazza stuprata da un venezuelano.Un anno fa l’Argentina sembrava essersi trasformata nella terra promessa del migrante venezuelano, dato che Buenos Aires si era trasformata nella meta degli espatriati benestanti con un elevato livello di istruzione. Il presidente Mauricio Macri aveva addirittura firmato un decreto per semplificare le procedure per ottenere un permesso di soggiorno o iscriversi all’università, anche in assenza dei titoli e documenti richiesti (www.alganews.it/…/argentina-procedure-semplificate-gli-imm…/). Poteva permetterselo: nel 2017, le richieste di visto da parte di immigrati venezuelani erano state poco più di 36mila (contro le 600mila della Colombia). Nel 67 per cento dei casi si trattava di professionisti. Ma la crisi argentina ha espulso molti di loro dal mercato del lavoro. I giovani sono entrati nel circuito di consegne di cibo a domicilio di Glovo e Rappi, nella più totale precarietà, senza quelle tutele che la legislazione argentina fornisce ai lavoratori in relazione di dipendenza, attualmente le più avanzate del Sudamerica. Per tutti gli altri, l’esito del progetto migratorio diventa la strada, in paese dove, a fine 2018, il 32 per cento della popolazione vive in condizioni di povertà. È evidente che, in queste condizioni, il ritorno a casa diventa l’opzione più auspicabile.